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venerdì 16 settembre 2011

VINTA LA PRIMA DELLE CAUSE CONTRO LA CGIL:CONDANNATA LA CDL DI RAGUSA

 E' per noi un giorno importantissimo perché questa sentenza dimostra che la giustizia prima o poi arriva...e non è che l'inizio di una lunga serie. Grazie a quanti ci hanno sostenuto e ci sostengono

 

CONDANNATA LA CGIL DI RAGUSA.

pubblicata da Tommaso Fonte il giorno venerdì 16 settembre 2011 alle ore 23.02
AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE





 OGGETTO : COMUNICATO STAMPA; CONDANNATA LA CGIL DI RAGUSA


FONTE:UNA SENTENZA IMPORTANTE CHE MI RIDA’ GIUSTIZIA



IN DATA 16.04.2010  LA CGIL DI RAGUSA IN PERSONA DEL SUO LEGALE RAPPRESENTATE  SIG. GIOVANNI AVOLA, MI NOTIFICAVA UN ATTO DI CITAZIONE CON RICHIESTA DI RISARCIMENTO DANNI PER EURO 100.000  PER LE DICHIARAZIONI DA ME RILASCIATE SUCCESSIVAMENTE  ALLA MIA EPURAZIONE DALLA  STESSA CGIL DOPO 27 ANNI DI MILITANZA E DI DIRIGENZA E DOPO ESSERE STATO,IN ULTIMO, IL SEGRETARIO GENERALE USCENTE DELLA STESSA CGIL DI RAGUSA.



IN DATA 6 SETTEMBRE 2011 IL TRIBUNALE DI RAGUSA, GIUDICE DOTT. VINCENZO SAITO HA EMESSO SENTENZA :

                                                                                               P.Q.M.


“DEFINITIVAMENTE PRONUNCIANDO,DISATTESA OGNI ISTANZA CONTRARIA ECCEZIONE E DIFESA,RIGETTA LA DOMANDA IN PREMESSA DELLA CGIL CAMERA DEL LAVORO DI RAGUSA IN PERSONA DEL SUO LEGALE RAPPRESENTANTE NEI CONFRONTI DI FONTE TOMMASO E  LA CONDANNA AL PAGAMENTO,IN FAVORE DI QUEST’ULTIMO,  DI EURO 8.219,25 PER SPESE PROCESSUALI.”


Questa sentenza mette  i primi punti fermi importanti relativamente alla mia vicenda processuale nei confronti della Cgil di Ragusa, in particolare relativamente alla natura ritorsiva dell’azione legale avanzata dalla CGIl,(non da un qualsiasi soggetto privato o privato datore di lavoro) nei miei confronti e nel merito,il contenuto della stessa, mi rida’ giustizia.


Nella sua conclusione infatti ,la sentenza testualmente recita:
“Cio’ che emerge e’ il senso di frustrazione e di sorpresa del Fonte a causa dell’ingratitudine della controparte,indifferente al quasi dimezzamento della retribuzione dell’ex rappresentante:CONDOTTA DI INDUBBIO RILIEVO PUBBLICO IN QUANTO PROVENIENTE DA UN ENTE SINDACALE,E TRA I PIU’ IMPORTANTI”
……..“Se si considera,COME SI DEVE,la categoricita’ della domanda attorea,e’ difficile negare che la stessa e’ scaturita indirettamente dall’azione legale del Fonte,nel senso che proprio l’asserita gravita’ delle sue pubbliche e reiterate affermazioni mal si concilia con l’inerzia dell’attrice,ridestatasi dal proprio torpore successivamente al tentativo di conciliazione promosso dal Fonte.
Che poi una Confederazione sindacale l’abbia eluso,e’ circostanza al limite del paradosso ma conforme alla formulazione orwegliana del canone dell’uguaglianza.Le spese seguono la soccombenza“.



LA CGIL,IL SINDACATO DEI LAVORATORI,CHE MI  HA CITATO IN GIUDIZIO E POI RISULTA SOCCOMBENTE PER LE SUE STESSE AZIONI, E’ UN PARADOSSO POLITICO SENZA PRECEDENTI NELLA STORIA DELLA CGIL;COSI’ COME NON HA PRECEDENTI, NELLA STORIA DEL SINDACATO CHE FU DI DIVITTORIO,UNA SENTENZA DI QUESTA NATURA CHE CONDANNA LA CGIL…ADESSO ASPETTO SERENO E FIDUCIOSO  COME SEMPRE,GLI ALTRI GIUDIZI IN CORSO CIVILI E PENALI.



                                                                                                               RINGRAZIANDO  PER L’OSPITALITA'
                                                                                                                                    CODIALITA’


                                                                                                                                 TOMMASO FONTE

martedì 2 agosto 2011

ROMINA LICCIARDI DENUNCIA LA CGIL DI RAGUSA ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA

Di seguito il testo della denuncia querela sporta da Romina Licciardi contro la CGIL di Ragusa alla Procura della Repubblica di Ragusa in data 25.7.2011

 
Ill.mo.Sig.Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa

Denuncia Querela

La sottoscritta Licciardi Romina,nata a Ragusa il 16.07.1975 e ivi residente in via Rimmaudo 2 espone quanto segue:
La sottoscritta ha lavorato alle dipendenze della CGIL Camera del lavoro territoriale di Ragusa dall'ottobre del 1998 e sino all'8 aprile del 2010,data del mio licenziamento.Il suddetto rapporto di lavoro tuttavia in principio non e' stato oggetto di ingaggio e successivamente e' stato oggetto di inquadramento deteriore;alla sottoscritta infine non e' stata corrisposta la busta paga del mese di aprile 2010 e non e' stato neppure liquidato il tfr.Per ottenere quanto di mia spettanza sono stata costretta a rivolgermi al Giudice del lavoro e infatti e' attualmente in corso un giudizio nei confronti della Cgil presso il Tribunale di Ragusa.In data 31 maggio 2011 la Cgil Camera del lavoro di Ragusa ha provveduto ad inviarmi a mezzo racc.a/r il modello Cud relativo all'anno 2010 ma con mia grande sorpresa ho riscontrato delle gravi irregolarita'.Con riferimento alla voce "redditi da lavoro dipendente" non e' indicato alcun reddito,nonostante la sottoscritta abbia regolarmente percepito le retribuzioni per i mesi di gennaio,febbraio e marzo dello stesso anno;ma vi e' di piu':alla voce TFR risulta erogato l'importo dello stesso che in realta' non e' mai stato percepito dalla sottoscritta ne' a titolo di acconto ne' a saldo.
A fronte delle anomalie suddette ho provveduto a presentare dettagliato esposto,al quale si rinvia per ulteriore approfondimento della vicenda qui riportata,alla Guardia di Finanza che ha gia' provveduto ad effettuare i relativi accertamenti al fine di applicare le prescritte sanzioni.
In considerazione del giudizio pendente tra la sottoscritta e la Cgil vertente proprio sulle somme oggetto delle indicazioni mendaci inserite dal datore di lavoro nel Cud,a mezzo del presente atto le falsita' suddette sono portate a conoscenza della S.V. Ill. ma onde appurare la loro preordinazione strumentalmente alla commissione in mio danno dei reati di truffa e appropriazione indebita delle somme asseritamente liquidate alla sottoscritta
Per tutto quanto esposto l'odierno esponente
SPORGE
QUERELA E DENUNCIA
per tutte le ipotesi di reato che la S.V. vorra' ravvisare in capo al soggetto coinvolto nei fatti sopra indicati.
Con riserva di costituzione di parte civile e salvo ogni altro diritto.
Chiede inoltre alla S.V. Ill.ma di essere avvisata,ai sensi dell'art.408 C.P.P. di ogni eventuale richiesta di archiviazione e ci si oppone fin d'ora ai sensi dell'art.459 comma 1 del C.P.P. alla definizione del procedimento a mezzo decreto penale di condanna.
Si allega copia dei documenti di cui in narrativa.
Ragusa 25.07.2011

f.to Licciardi Romina

sabato 30 luglio 2011

IL NUOVO CASO: MARIA LUISA DI BIANCO - CGIL MOLISE UFFICIO VERTENZE


Riceviamo da Maria Luisa Di Bianco una lettera che la stessa ci chiede di pubblicare sul nostro blog. L'ennesima delle diverse mail-denuncia che ci arrivano quotidianamente alla nostra mail. Alcuni non hanno ancora il coraggio di denunciare apertamente e ci chiedono di mantenere il riserbo. Altri ancora ci chiedono di aspettare l'esito delle cause già in corso vs la CGIL. Certo è che il panorama dalla postazione in cui ci troviamo, non è confortante. Il problema è che chi dovrebbe non interviene per porre fine a tutto ciò. Chi dovrebbe esercitare i controlli non lo fa' o spesso è complice di certe logiche. Intanto, sebbene si tenda a minimizzare il problema e a farci passare per un pugno di pazzi o peggio, di delinquenti che vogliono solo infangare la CGIL, a noi le mail arrivano eccome!!! E tutte con nomi cognomi e dati personali. 
Ci chiediamo: fino a quando si potrà continuare a far finta di nulla?



DI BIANCO Maria Luisa nata a Maiori, SA il 04.05.1958, residente a Campobasso 

 Dal marzo 2001 al 28 febbraio 2004 CGIL Molise Ufficio Vertenze (responsabile dell’ufficio con mansioni direttive dal 2002. Dal 01.03.2004 al 30.06.2004 Centri servizi CAF CGIL, in quanto con delibera di Segreteria CGIL si è deciso di chiudere l’ufficio, spostarmi ai centri servizi e dirmi che dopo tutto questo tempo, passato a elaborare vertenze per me non c’era posto e pertanto arrivederci e nemmeno grazie. !!!

In questo periodo passato nella confederazione e precisamente dal XIV congresso CGIL, ho rivestito l’incarico di delegata FILCAMS a rappresentanza dei tesserati pro-manibus per vertenza .
E’ doveroso dire che il lavoro svolto, non solo con competenza ma con notevole spirito di solidarietà poiché da sempre vicina a tutte le problematiche del mondo del lavoro e per il mio animo di compagna da tempi molto lontani che risalgono alla scuola superiore. Dove nel lontano 1977 partecipai insieme ad altre compagne (non senza problemi) all’occupazione dell’Istituto Tecnico Femminile, poiché la Legge Malfatti ci tolse il diritto all’insegnamento, stravolgendo l’indirizzo per il quale era nata la ns/scuola e dando il primo segno di incertezza per il ns/futuro poichè prossimi all’esame di stato e all’abilitazione all’insegnamento.  Quindi non un partito preso ma, una convinzione ideologica molto lontana negli anni, ma purtroppo i compagni secondo logiche di qualcuno, vanno presi a pesce in faccia, perché dopo quasi quattro di lavoro nella confederazione, si badi bene senza tutele, retribuita con somme irrisorie, senza regolarizzazione e quindi con periodi senza contratto o con contratti occasionali o CO.CO.CO. secondo i vertici non si può richiedere che sarebbe quasi ora che, i propri diritti vengano tutelati con un contratto di lavoro a tempo indeterminato e serio. Se si considera poi che  di vertenze ne ho curate centinaia, con centinaia di iscritti e per una piccola realtà come quella di Campobasso è importantissimo, poiché è attraverso l’ufficio vertenze che riesci a iscrivere i lavoratori e a far conoscere le tue competenze e l’abnegazione. E’ ovvio che la mia rivendicazione sia legittima, anche se si considera che la posizione contributiva è di 20 anni e che di anni ne ho 49,  perché precludere un’alternativa di lavoro che con la mia esperienza professionale prima o poi sarebbe arrivata? E invece no, le promesse di un’assunzione sono svanite con la chiusura dell’ufficio e la preclusione di un rapporto di lavoro dipendente è sfumato, proprio per la realtà di Campobasso ora chi sarebbe disposto a impiegarmi nella propria ditta, dopo che ha avuto modo di conoscermi nel bene o nel male? Mi chiedo dove sono quei valori sindacali che difendiamo tutti i giorni, dove sono nella CGIL del Molise? Solo per qualcuno!!!  Solo per gli amici, perché se sei compagno così  non dovresti comportarti, altrimenti se ne vanno a farsi benedire i bei discorsi i movimenti di piazza e gli scioperi. E perché chiudi un servizio di pronto soccorso? I lavoratori a distanza di 3 anni ancora mi cercano in C.G.I.L. e qualcuno nella struttura lascia anche informazioni dove posso essere rintracciata senza problemi anche a casa. Questa pagina è semplicemente una pagina vergognosa di sindacato.

Maria Luisa Di Bianco

venerdì 29 luglio 2011

LETTERA DEL COMPAGNO EZIO CASAGRANDA


Riceviamo e pubblichiamo volentieri la lettera del compagno Ezio Casagranda:

Grazie della vostra solidarietà. Una solidarietà molto importante che mi è da ulteriore stimolo per continuare la lotta contro ogni precarietà,contro ogni abuso nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici e per una maggior democrazia nella Cgil.
Dopo il brutto accordo del 28 giugno dentro la Cgil si sono fortemente ristretti gli spazi di democrazia e di agibilità politica.
Sono sempre più i casi in cui la dialettica politica viene sostituita dal ricorso alle "commissioni di garanzia" con relativi provvedimenti di espulsione. Vedi il caso del compagno Osvaldo Celano delegato Fiom della Marcegalia di Milano
Quaranta anni di militanza nella Cgil non possono essere cancellati da una disposizione amministrativa con alla base motivazioni che non trovano nessun fondamento giuridico e non riescono a nascondere il loro vero obiettivo. Quello di espellere e/o marginalizzare il dissenso.
La strada per farci riconoscere i nostri diritti è lunga e difficile, ma non per questo ci prenderà lo sconforto, anzi, il ricorso alle vie amministrative rafforza in noi la convinzione che le nostre ragioni  hanno una solida base politica e sociale che questa maggioranza non riuscirà a ridurre al silenzio.
Seppur con storie e realtà diverse, oggi ci accomuna la lotta per ritornare a lavorare in Cgil, ed è per questo che ritengo la vostra solidarietà un qualcosa che va oltre, che unisce realtà diverse in una lotta comune contro le burocrazie sindacali.
Ezio

mercoledì 27 luglio 2011

SOLIDARIETA' AL COMPAGNO EZIO CASAGRANDA

Il Comitato dei Lavoratori licenziati dalla CGIL esprime la più totale solidarietà al compagno Ezio Casagranda espulso ingiustamente dalla CGIL.

Ezio, interpretando in modo impeccabile il ruolo del sindacalista e conciliandolo col fervore e la passione per la verità, la giustizia e la solidarietà, si è più volte interessato a noi e alle nostre vicende, dandoci anche spazio sul suo blog, mentre molti avrebbero preferito mettere un bavaglio alle nostre denunce.

Per questo pensiamo che il provvedimento di espulsione che l'ha colpito sia profondamente iniquo e antidemocratico. Inoltre pensiamo che ci sia un sottile confine tra queste epurazioni e quelle poste in essere dal governo berlusconi e dalla sua maggioranza nei confronti di chi è scomodo perché mette a nudo certe contraddizioni. Ferma restando la naturale condanna per chi scambia il dibattito politico per offesa gratuita. Ma è pur vero che ciascuno si assume la responsabilità morale di ciò che scrive o sottoscrive e l'amministratore di un blog non ha nessuna colpa o responsabilità per i commenti volgari.

Un'ultima domanda, poi, sorge spontanea. Perché preoccupano solo le offese nei confronti dei dirigenti sindacali? Nel blog della FILCAMS CGIL del Trentino sono stati offesi, reiteratamente, anche con commenti pesantissimi, ad oggi al vaglio della magistratura competente e degli organi inquirenti, anche alcuni lavoratori che avevano avuto il coraggio di denunciare le loro storie di precarietà dentro la CGIL.

Come mai di queste offese la CGIL non si preoccupa? I lavoratori licenziati hanno meno diritti e dignità dei dirigenti che in qualche caso li hanno mandati a casa senza alcuna ragione?

Per questo e per tanti altri motivi suddetti, non possiamo che essere grati al compagno Ezio per il suo esempio di coerenza e dedizione e rinnovare tutto il nostro appoggio incondizionato affinché possa vincere la sua battaglia di verità e tornare in prima linea a fianco dei lavoratori.

Perché la CGIL ha bisogno di persone come Ezio. Un grande, smisurato bisogno.

IL COMITATO DEI LAVORATORI LICENZIATI DALLA CGIL

ESPULSO DALLA CGIL IL COMPAGNO EZIO CASAGRANDA

TRENTO. Ezio Casagranda è stato espulso dalla Cgil. L'ex segretario della Filcams era già stato sospeso ad aprile perché avrebbe messo sul blog della Filcams commenti offensivi nei confronti dei dirigenti della stessa Cgil. L'espulsione è stata decisa dal Comitato di garanzia del Nordest della Cgil investito della questione da un ricorso presentato dal segretario trentino Paolo Burli e da Mirko Carotta. Casagranda era accusato di non aver corretto i contenuti ritenuti offensivi.

Casagranda è un nome storico della Cgil trentina. Da poco ha lasciato la guida della Filcams, la federazione dei lavoratori del commercio e dei servizi, a Roland Caramelle, ma ha sempre continuato a lavorare per la tutela dei lavoratori. Da sempre, Casagranda, è stata una voce critica all'interno della Cgil. Lo scontro, però, si è intensificato negli ultimi mesi. Dopo l'espulsione di Fulvio Flammini, della Filt, dovuta alla violenta contestazione alla segretaria nazionale Susanna Camusso, arriva un nuovo durissimo provvedimento.

La vicenda di Casagranda è diversa da quella di Flammini. Il segretario trentino Paolo Burli e Mirko Carotta della Funzione pubblica della Cgil gli contestano una serie di commenti ritenuti «gravemente offensivi» nei confronti delle strutture e dei dirigenti della Cgil. I commenti in questione sono stati inseriti sul blog della Filcams e non sarebbero stati rimossi o corretti nonostante le richieste della Cgil. In tutto, i ricorsi contro Casagranda sono stati 9. Il collegio del Comitato di garanzia della Cgil del Nordest ha deciso all'unanimità l'espulsione. Casagranda ha già presentato ricorso al collegio nazionale.

Nei suoi confronti c'è l'accusa di non aver fatto nulla per rimuovere i commenti ingiuriosi nonostante fosse l'amministratore del blog. In sua difesa intervengono il segretario nazionale della Filcams Andrea Righi e quello provinciale Caramelle. I due ricordano l'impegno di Casagranda che, raggiunta l'età della pensione, ha continuato a dare una grossa mano all'organizzazione.


Righi e Caramelle sostengono che la Filcams ha regolamentato la gestione del blog allo scopo di salvaguardare lo strumento e la responsabilità dei dirigenti. Infine chiedono che si decida con urgenza il ricorso di Casagranda a Roma. Anche la segreteria della Cgil trentina chiede la massima celerità: «La Cgil del Trentino auspica che il ricorso venga esaminato celermente dalla competente commissione nazionale». A livello nazionale, quindi, si dovrà decidere se Casagranda poteva in qualche modo controllare i commenti ingiuriosi nei confronti della Cgil. Il ricorso, quindi, andrà anche discusso nel merito. Finora, però, Casagranda non è stato sentito dal Comitato di garanzia del Nordest. Una prima volta perché aveva eccepito un vizio nella convocazione e una seconda volta perché non si era presentato. Ora deciderà Roma.

mercoledì 6 luglio 2011

VOLGARI INTIMIDAZIONI AL COMITATO DEI LAVORATORI LICENZIATI DALLA CGIL

Stamattina abbiamo ricevuto sulla nostra mail di Facebook un messaggio piuttosto offensivo nei confronti di alcuni componenti del nostro Comitato da parte di un tale Vincenzo Varriale.

Naturalmente le persone vittime di questo vergognoso tentativo di intimidazione hanno già sporto regolare denuncia querela. Siamo perfettamente consapevoli che il nostro account così come il nostro blog danno fastidio. Sappiamo bene che ci vorrebbero zittire e mettere il bavaglio.

Ma non saranno attacchi vigliacchi come questo a chiuderci la bocca. Le persone che hanno sbagliato e che continuano a farlo, utilizzando metodi infantili e volgari, pagheranno a tempo debito dinnanzi ai giudici competenti (sia penali che civili) per le loro vergognose condotte.

Resta preoccupante comunque il bassissimo livello del confronto, il ricorrere ad attacchi personali e lesivi della dignità della persona. Di solito si utilizzano tali condotte quando non si hanno argomenti.

Questo "signore" o questa "signora"ha già provveduto, per codardia, a cancellare il suo falso profilo da Facebook. Ci ha pensato troppo tardi però.

Grazie a tutti ancora per il sostegno e la solidarietà. La nostra battaglia di denuncia e di civiltà non si fermerà. Abbiamo imparato che bisogna saper aspettare, con pazienza. Ride bene chi ride ultimo.

giovedì 23 giugno 2011

LETTERA APERTA DEGLI OPERAI EDILI DI CAPITANATA

Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa lettera aperta degli operai edili di Capitanata al Direttore della Cassa Edile.

Egregio Direttore  "Cassa Edile di Capitanata" mi ritrovo ad oggi, mio malgrado, scriverVi dopo circa due mesi di distanza in merito ad una mia personale richiesta formalmente inoltrataVi in relazione alla mancata corresponsione degli interessi passivi nella procedura di amministrazione controllata della societa’ Coopcostruttori,somma di mia competenza,a titolo dei mancati accantonamenti salariali per i periodi di Ottobre 2002,Giugno 2003 pari ad un importo complessivo di euro 926,25 – compresive delle trattenute associative- sindacali di categoria per euro 48,75  in favore della Fillea-CGIL di Foggia.
Dopo oltre  sette anni, il sottoscritto ed altrettanti circa 5 mila Lavoratori dipendenti della Coopcostruttori, il Giudice delegato all’amminstrazione straordinaria,ha disposto il piano di riparto economico per i creditori privilegiati,in relazione ai rispettivi crediti omologamente sospesi,non ottemperando contestualmente gli ulteriori interessi passivi legittimamente spettanti.


 In riscontro alla Vostra nota del 14.settembre.2010 – prot. 4730 – e dopo opportuni confronti con la segreteria provinciale della Fillea – Cgil di Foggia,e’ emerso:

1)      Che per il sindacato di categoria e’ discrezionale l’ operato del Giudice, il quale non ha eventualmente disposto alcun pagamento degli interessi passivi scaturiti dai crediti legittimamente  dovuti per ogni Lavoratore in luogo al cantiere di San Severo;

2)       Che la Cassa Edile di Capitanata non si e’ adottata di alcun regolamento affinche’ si tutelasse il diritto dei Lavoratori edili, per la quale in presenza di insolvenze,ritardi ed appropriazioni indebite da parte datoriale,  si finalizzasse la liquidazione dei dovuti interessi passivi maturati a favore degli stessi.


Per quanto posto in evidenza,ritengo indispensabile denunciare pubblicamente tutta la  mia  amarezza ed il profondo disagio  per  l’atteggiamento “neutrale” del sindacato di categoria provinciale ed in particolare della Fillea – Cgil nel suo complesso, ribadendo e sottoscrivendo la presente lettera aperta.

Personalmente  da un po’ di tempo come tanti altri Lavoratori mi sono posto e mi pongo il problema di come l’ adesione al Sindacato non possa essere  puramente solo un atto formale e  ideologico.Da lavoratore  ho sempre considerato che solo attraverso un sano rapporto antagonistico con i datori di lavoro,e,laddove si rendesse necessario,lo strumento dello sciopero e le lotte, possono pienamente legittimare la difesa del posto di lavoro,la salvaguardia del potere d’acquisto del salario e la sacrosanta tutela dei diritti dei Lavoratori.
         
            Il riscatto sociale,l’ emancipazione della classe operaia e la conquista democratica dei diritti sociali
tese alle migliori condizioni di vita sui posti di lavoro,hanno avuto l’ alba in un periodo dove non a caso,in un sistema di conflittualia’ sociale,si erano poste in un contesto di forze,le finalita’ ad un piu’ giusto equilibrio  tra classe capitalistica e classe operaia in virtu’dei valori fondamentali derivanti  dall’ art. 41 della nostra Costituzione Italiana.
 
La drammaticita’ delle condizoni di tanti,molti lavoratori, imporrebbero un’attenta elaborazione analitica poste a nuove  piattaforme rivendicative per esprimere nuovi diritti ed estenderle,su queste basi,nelle societa’ democraticamente avanzate e complesse.
Per molti significa pero’,un’ equazione anacronistica per un opzione inversa atta  ad un sistema molto piu’ semplice ed accomodante,attuate con relazioni mortificanti quali concertazione e consociativismo.

 Da ex-lavoratore edile,ed ex dirigente sindacale della Fillea ho guardato sempre con estremo sospetto il “sistema di cogestione” degli enti bilatertali con i rappresentanti delle imprese edili,ho ritenuto sempre un problema che solo uno striminzito 30% della complessiva platea storica dei Lavoratori iscritti alla Filca CISL- Fillea CGIL – e Feneal UIL presso la Cassa Edile di Capitanata ,fosse un macigno evidente di democrazia e di rappresentanza per l' intera categoria.
 Oggettivamente non puo’scaturire una rappresentanza di dirigenti sindacali da una palese minoranza di iscritti,per poi conseguentemente, prepotentemente e disinvoltamente dettarne regole, metodi e sorti a  scapito dei Lavoratori.

Problemi questi,di cui purtroppo non sono altro che una punta di un iceberg.

Si e’ narrato e si narra,con cognizione di causa,dell' aspetto in cui si caratterizzano le cicliche assunzioni trasversali e nepotistiche in Cassa Edile di Foggia pariteticamente e preventisticamente bilanciate....(a proposito dei giusti equilibri) e la spergiudicatezza dei rapporti  consociativi  politico-affaristici in seno algli enti bilaterali,dovrebbero indurre in chi ha responsabilita’ Confederali in ambito nazionale e provinciale,ad una ineluttabile  presa di coscenza politica e morale.

Oramai non bastano piu’ i proclami,i contratti collettivi nazionali ed intragrativi in questa provincia, sono da decenni  solo dei copia ed incolla, rifrescati all’ occorrenza da qualche novita’ normativa, e per la quale renderli esigibili,sono una mera utopia per i Lavoratori.Queste regole,sono spesso barattate e negoziate  in nome di compromessi sulla quale e’ meglio tacere per carita’ di patria.La rassegnazione di tanti Lavoratori sono lo scenario di fondo di “compartecipazione” di accordi e prospettive gia’ denileate.Spesso non sono altro che inconsapevoli attori,in mani a finissimi registri i quali perpetuano l’arte del potere per fini e tornaconti personali,mortificando ed avvilendo le giuste aspettative collettive ed inviduali.
Gli avvicendamenti con scadenze programmate per la cogestione paritetica  degli enti-bilaterali  di esclusiva  nomina da apparati  prettamente politico-sindacale,dimostrano di sterilizzare qualsiasi volonta’ atta ad intraprendere dinamiche diverse dall’ attuale status-quo non piu’ sostenibile,sulla quale sono evidenti crepe e falle di un “sistema” che garantisce solo l’ autoreferenzialita’ fine a se stessa.

 Pensare di galleggiare disinvoltamente su queste basi,equivalerebbe galleggiare su uno stagno prossimo alla decomposizione.  

Da ex-operaio edile di lungo corso avverto in tutta consapevolezza l’estremita’ di questi disagi,in  una categoria stanca di tutte queste enormi contraddizioni e pericoli. Da sindacalista,  vorrei offrire questi elementi per lanciare un allarme affinche’ tutti gli errori non diventino diabolici,e prima che questo processo non diventi per il Sindacato una catastrofe,come molti neocapitalisti auspicano.

Questa mia lettera aperta infine, e’ scaturita interpretando il pensiero di tutti i miei compagni e colleghi di lavoro,i quali dopo averla letta ed approvata,danno mandato per renderla pubblica.

Infine con la presente,danno altresi’ preciso mandato al Direttore della Cassa Edile di Capitanata in qualita’ di mero esecutore dei regolamenti “unilateralmente” predeterminati ,di destinare eventualmente le nostre somme in relazione agli interessi di cui sopra specificati,ai figli dei Lavoratori edili morti in adempimento del loro lavoro (la giusta definizione e’ la loro fatica),in quanto non vorremmo in nessun caso che andrebbero a finanziare le “opere d’arte” di uno storico  e  pseudomino“dirigente sindacale”.
                                                                                    

                                F.to
            Emilio  Salvatore  GALULLO

lunedì 20 giugno 2011

Comunicazione al Presidente alla Segreteria ed al Comitato Direttivo della Cgil del Trentino



L’area “la Cgil che vogliamo” del Trentino esprime netta condanna dei contenuti dello striscione esposto il 5 giugno nei confronti della compagna Susanna Camusso, ma nello stesso tempo si dissocia da una logica sanzionatoria contenuta nel provvedimento di “espulsione” che ha colpito militanti e iscritti alla Cgil in modo del tutto casuale senza le precisazioni di eventuali responsabilità individuali.
Un provvedimento che colpendo nel gruppo suscita in noi rabbia, rammarico e frustrazione che intendiamo esprimere a questo direttivo sulla scorta di alcune valutazioni politiche sullo sciopero e sulla manifestazione del 6 maggio scorso la cui riuscita ha dimostrato una disponibilità (da molti data per morta) della classe lavoratrice alla lotta, soprattutto quando le sue istanze di giustizia sociale vengono intercettate dalla CGIL e concretizzate in autentiche mobilitazioni generali.
In questa cornice la capacità di mobilitazione de “la Cgil che vogliamo” del Trentino è riuscita ad arricchire il corteo con la presenza di realtà che fanno riferimento ad altri collettivi o pezzi di società civile e di movimento.
Risulta pertanto incomprensibile il tentativo messo in atto dal segretario organizzativo della Cgil di spezzare il corteo nel tentativo di escludere fisicamente il dissenso dal corteo stesso. Un dissenso verso le politiche provinciali e verso chi ritiene il Trentino un’isola felice dove la concertazione avrebbe risolto ogni problema sociale.
Il significato politico di questo gesto è di una gravità inaudita e si traduce nel non riconoscimento del diritto di cittadinanza in CGIL di settori ampi di lavoratrici e di lavoratori. Per questo ci chiediamo e chiediamo se una simile scelta sia il frutto di una iniziativa estemporanea o il risultato di una scelta condivisa della segretaria.
La Cgil che vogliamo” ribadisce la sua completa estraneità con quanto successo durante l’intervento del compagno Segretario Burli il giorno 6 maggio o con i recenti episodi accaduti domenica 5 giugno durante la visita della compagna Segretaria Camusso.
Episodi che abbiamo condannato senza indugio e, relativamente all’ultimo episodio, fatto con pubbliche dichiarazioni rese agli organi di informazione dalle/i compagne/i presenti, che tuttavia oggi sono oggetto di procedimento disciplinare, che colpendo loro colpisce tutta la l’area de “La Cgil che vogliamo” del Trentino.
L’attività dell’area è sempre stata all’interno delle regole statutarie, purtroppo, come nel caso Filt non fatte rispettare da parte della Cgil, contribuendo alla dialettica interna alla CGIL ponendo questioni di merito sul ruolo del sindacato, sulla strategie migliore per contrastare la sempre più diffusa precarietà ed insicurezza sul e del lavoro, la progressiva erosione dei salari e delle pensioni, le crescenti disuguaglianze, i processi di privatizzazione dei beni comuni e dello stato sociale.
Un procedimento, quello delle “espulsioni”, che per noi rimane immotivato e per questo inaccettabile e per il quale chiediamo a gran voce la sospensione della sua efficacia in attesa che venga acclarata immediatamente la posizione delle compagne e dei compagni sanzionate/i, restituendo loro la libera militanza dentro la CGIL. Nello stesso momento chiediamo alla Cgil ai vari livelli di responsabilità, di avviare un confronto che possa riportare la dialettica ed il confronto interno dentro i confini delle regole democratiche in applicazione, senza sconti, delle regole statutarie.
Per questo oggi, come area “La Cgil che vogliamo”, anche alla luce del rinvio della discussione di merito alla presenza del compagno Panini, intendiamo esprimere la nostra solidarietà e vicinanza ai compagni colpiti da un provvedimento di “espulsione” che lede il principio fondamentale del diritto alla difesa, e per questo chiediamo una modifica dell’ordine del giorno di questo Direttivo in modo da affrontare fin da subito la discussione sull’intera vicenda.

La Cgil che Vogliamo
Trento 15 giugno 2011

sabato 18 giugno 2011

Romina Licciardi ha scritto alla Commissione di Garanzia della CGIL chiedendo un'audizione.

  Alla Commissione interregionale di garanzia
                                                          e p.c.         Alla segreteria nazionale della Cgil      sede
                                                          e p.c.         Alla segreteria regionale Cgil Sicilcia    sede

     Oggetto:Avvio procedimento di espulsione: richiesta di audizione e relativi adempimenti istruttori

La sottoscritta Licciardi Romina nata a Ragusa il 16.07.1975 ed ivi residente in via      , al fine di procedere con gli adempimenti di vs  competenza statutaria, comunica quanto segue:

Premesso che la scrivente e' stata formalmente assunta, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, dalla Cgil Ragusa a partire dall'anno 2000, anche se l'inizio del rapporto di lavoro risale al 1998, espletando inizialmente le mansioni di responsabile dello sportello lavoro e coordinamento CID (centro informazioni disoccupati). Alla fine dell'anno 2000, sono stata fatta oggetto di un esplicito tentativo di violenza sessuale sul posto di lavoro (Camera del lavoro territoriale Ragusa) da parte di un mio superiore gerachico e che nel tempo gli atti molesti sono stati piu' volte, ed in forme diverse, reiterati. Nel novembre 2002 sono stata eletta segretaria confederale provinciale con delega con mercato del lavoro e alle politiche di genere e a far data da aprile 2004 sono stata nominata, su designazione della Cgil Sicilia, Consigliera di pari opportunita'. A seguito di tale nomina, a far data 1luglio 2004, sono stata collocata in aspettativa non retribuita e cio' fino al 31 agosto 2009. Nel corso di detto periodo sono stata altresi' eletta quale referente provinciale Udi(Unione donne in Italia) dal coordinamento provinciale donne Udi di Ragusa.

Considerato che successivamente al mio rientro in servizio presso la Cgil Camera del lavoro territoriale di Ragusa, in data 30 dicembre 2009, mi e' stato sottoposto per la firma un verbale di conciliazione a firma del segretario generale pro tempore Sig.Giovanni Avola, con il quale, tra l'altro, avrei dovuto rassegnare le miei irrevocabili dimissioni dal  posto di lavoro.

Successivamente ho provveduto a diffidare formalmente la Cgil di Ragusa, stigmatizzando le chiare ed evidenti violazioni etiche, comportamentali nonche' statutarie e regolamentari ed ho provveduto altresi' ad informare le strutture regionali e nazionali della Cgil nelle persone della Sig.Mariella Maggio/segr.generale Cgil Sicilia) e il Sig Marco Di Luccio (resp. dipartimento organizzativo Cgil nazionale), di quanto stava avvenendo. Per tutta risposta e con evidente intento di rappresaglia, la Cgil di Ragusa ha mosso a mio carico,attraverso una serie di atti dichiaratori,ai quali ho sempre puntualmente controdedotto,una serie di contestazioni disciplinari del tutto prive del benche' minimo fondamento.A seguito di tutto cio', ed al solo fine di proteggermi da quanto stava avvenendo, in data 6 febbraio 2010 attraverso una apposita conferenza stampa, ho provveduto a rendere pubbliche tali gravissime situazioni.

Il giorno successivo, il direttivo della Cgil di Ragusa ha deliberato l'avvio delle procedure finalizzate alla mia espulsione dall'organizzazione che riporto testualmente dal Comunicato stampa della Cgil di Ragusa:

 “Il comitato direttivo della Camera del lavoro di Ragusa ha giudicato, sostengono Giovanni Avola, segretario Generale della Cgil di Ragusa e Giovanni Cassibba presidente dell’organismo deliberante, i contenuti delle note rese alla stampa gravissimi. Tali contenuti si sono concretizzati con ripetuti attacchi alla CGIL.
Le falsità e le diffamazioni contenute hanno pesantemente leso l’immagine, il ruolo e il prestigio della CGIL, riscontrandosi le gravissime violazioni statutarie (art. 5 e 26 dello statuto della CGIL)”.

Nella decisione assunta dal comitato direttivo si sostiene, ancora, che: “fermo restando l’accertamento nelle sedi giudiziarie preposte delle eventuali responsabilità penali, ha deliberato, alla unanimità, di avviare la procedura di espulsione dalla CGIL di Romina Licciardi, chiedendo alla Commissione di Garanzia, ai sensi dell’articolo 26 dello Statuto della CGIL, di attivare i relativi adempimenti”.

Successivamente a tale adempimento e ancor prima di qualunque formale decisione da parte degli organi preposti all'accertamento di eventuali responsabilita', in data 8 aprile 2010 sono stata licenziata in tronco dalla Cgil di Ragusa.

Per quanto sopra premesso e considerato che dalla decisione di avviare le procedure di espulsione a tutt' oggi, trascoso circa un anno e mezzo, nessun organo di garanzia interno alla Cgil ha "attivato i relativi adempimenti" e che nessun accertamento di reponsabilita' e' stato mai formalmente adottato dagli organi preposti,con la presente richiedo formalmente alla Commissione di Garanzia di procedere con le istrutture del caso al fine di accertare eventuali violazioni statutarie  e regolamentari, nonche di procedere alla mia audizione.Tutto cio' al fine di comprendere le ragioni per le quali tale procedura, regolata statutariamente, non sia mai stata attivata ed al fine non secondario di accertare la verita' dei fatti sul piano politico, regolamentare e statutario.

In attesa di un cortese ed urgente riscontro, colgo l'occasione per porgervi i piu' cordiali saluti.
Romina Licciardi

giovedì 2 giugno 2011

CORTE DEI CONTI. Sentenza di appello ribalta la decisione di primo grado: l'ente era un'emanazione diretta del sindacato

LA CGIL CONDANNATA A PAGARE I DEBITI DELL'ECAP


La Cgil Sicilia è stata condannata dalla Corte dei Conti a pagare più di 104 mila euro all'assessorato regionale al Lavoro, come danno erariale causato dall'Ecap di Agrigento tra l'84 e il '91. Ente di formazione, l'Ecap Sicilia era <<emanazione della Cgil fino al 2000>>, scrivono i giudici.
La Sezione giurisdizionale d'appello, dopo un'assoluzione in primo grado, ha ribadito il principio che a rispondere del danno possono essere chiamati anche i soggetti, nel caso di associazioni, che di fatto dirigevano la vita dell'ente. La vicenda ha inizio nel 2007, quando la Regione, visionato il rendiconto della sede agrigentina dell'Ecap, chiedeva il pagamento del debito alla Cgil, che si dichiarava estranea.

Nel 2000 la Cgil cessa infatti ogni rapporto con l'Ecap Sicilia, trasformando gli Ecap provinciali da enti-emanazione delle confederazioni sindacali ad associazioni con propri statuti. La Cgil - si legge nella sentenza - deliberava che si sarebbe assunta i debiti per le attività pregresse dell'Ecap Sicilia, che andavano ripartiti con le Camere del lavoro territoriali. Ma secondo la procura <<era pretestuoso che dopo avere gestito i finanziamenti si proclamava estranea alla vicenda>>. I giudici di primo grado assolvono il sindacato, concludendo che l'Ecap costituiva un soggetto giuridico distinto dal sindacato.

Adesso, dalla sezione di Appello il rovesciamento della sentenza di primo grado. Secca la replica di Mariella Mggio, segretario generale Cgil: <<Le motivazioni dei giudici mi stupiscono - dice - perché altre sentenze avevano escluso il coinvolgimento del sindacato. Quando esisteva l'Ecap Sicilia, ogni sede provinciale aveva una gestione indipendente. In ogni caso, la Cgil Sicilia ha dismesso l'ente fin dal 2000>>.
(sentenza 153/A/2011)

Da Il Giornale di Sicilia di giovedì 2 giugno 2011. Servizio di Giuseppina Varsalona

venerdì 27 maggio 2011

INCONTRO CON SUSANNA CAMUSSO - COMUNICATO DEL COMITATO

L’incontro con la Segretaria Nazionale della CGIL si è concluso con un nulla di fatto.
La Segretaria Nazionale ha infatti dichiarato che: <<rispetterà le sentenze della Magistratura>>.
Non ci resta dunque che aspettare l'esito delle singole vertenze.
Comunichiamo che, man mano che le cause si chiuderanno, con la vittoria dei lavoratori, sottoporremo le sentenze sia al giudizio della Magistratura interna della CGIL che dei lavoratori iscritti.

Il Comitato dei Lavoratori Licenziati dalla CGIL

domenica 22 maggio 2011

FISSATO L'INCONTRO CON SUSANNA CAMUSSO

Di seguito il testo della lettera da noi inviata alla segreteria nazionale della CGIL. Infatti, sebbene la segreteria nazionale avesse inviato, già in data 11 maggio scorso alle ore 18.30, la mail con l'appuntamento fissato per martedì prossimo, avendo effettuato l'invio presso la casella di posta elettronica privata di un componente il Comitato, questo non si è accorto della mail stessa. Abbiamo dunque considerato chiusa ogni possibilità di apertura da parte della CGIL e abbiamo inoltrato il nostro comunicato (che è visibile sul nostro blog in data 17 maggio scorso). Abbiamo ritenuto, da persone serie e corrette, riconoscendo che l'errore in questo caso è nostro, di dover scrivere una mail alla segreteria nazionale della CGIL che riportiamo per dovuta conoscenza di tutti.

Ci scusiamo per il disguido anche con quanti ci hanno fin qui sostenuto (e  continueranno a farlo) esponendosi in prima persona anche nelle valutazioni politiche.

Certi errori non devono più ripetersi e pertanto, abbiamo chiesto alla segreteria nazionale della CGIL, come potrete vedere nella lettera in coda a questo comunicato, di inviare ogni comunicazione inerente il Comitato, non ai singoli lavoratori ma alla nostra mail ufficiale.

Intanto comunichiamo che l'incontro tra la delegazione del Comitato e il Segretario Generale della CGIL è fissato per giorno 24 p.v. alle ore 12.00 a Roma.


TESTO LETTERA INVIATA ALLA SEGRETERIA NAZIONALE DAL COMITATO

ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA CGIL SUSANNA CAMUSSO E p.c. alla SEGRETARIA NAZIONALE DEL NIDIL CGIL FILOMENA TRIZIO

Apprendiamo solo adesso della Vostra comunicazione riguardo l'incontro con il Segretario Generale della CGIL. Ci scusiamo per aver diffuso il comunicato, in data 17 maggio u.s. In realtà non eravamo a conoscenza della Vostra comunicazione, inviata in data 11 maggio 2011, in quanto questa è stata (forse erroneamente) inviata all'indirizzo privato di posta elettronica di una dei componenti il Comitato, che non è composto, naturalmente, soltanto da Simona Micieli, Giovanni Sapienza e Romina Licciardi.

Nel rinnovare le nostre scuse per l'inconveniente determinatosi, Vi chiediamo di inviare, a partire da questo momento, ogni Vostra comunicazione, all'indirizzo di posta elettronica ufficiale del Comitato (licenziatidallacgil@yahoo.it oppure licenziatidallacgil@hotmail.it).

La nostra delegazione sarà presente all'incontro fissato con il Segretario Generale Susanna Camusso, martedì 24 p.v. per discutere dei problemi di tutti i lavoratori licenziati dalla CGIL, così come da delega conferita loro da tutto il Comitato.

Cordiali saluti

Il Comitato dei Lavoratori Licenziati dalla CGIL

giovedì 19 maggio 2011

CAMERA DEI DEPUTATI - RESOCONTI DELL'ASSEMBLEA Seduta n. 473 del 17/5/2011 ATTI DI INDIRIZZO

La XI Commissione,
premesso che:

in data 15 marzo 2011 con un'interrogazione è stata affrontata presso questa Commissione la situazione di una lavoratrice della Cgil di Cosenza, Simona Micieli, che ha operato presso la struttura sindacale locale per oltre cinque anni senza godere di un reale contratto;

con il suindicato atto di sindacato ispettivo, l'interrogante chiedeva se e quali iniziative di competenza il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ritenesse opportuno predisporre al fine di avviare un percorso di monitoraggio circa la regolarità contrattuale dei profili occupazionali operanti presso le strutture sindacali, indipendentemente dalla sigla di queste, garantendo la piena tutela dei diritti e la sicurezza dei lavoratori e consentendo l'emersione del lavoro nero anche in quelle strutture che sono deputate alla salvaguardia ed al rispetto dei lavoratori, anche al fine di salvaguardare l'immagine e la credibilità delle stesse strutture di rappresentanza sindacale italiane;

il sottosegretario on. Ravetto intervenuto in Commissione ha evidenziato che per quanto riguarda le competenze ministeriali «l'azione ispettiva, sulla base anche dei contenuti di cui alle direttive ministeriali del 18 settembre 2008 e del 7 luglio 2010, è finalizzata a concentrare l'azione su specifici obiettivi programmatici meritevoli di particolare attenzione, caratterizzati da fenomeni di rilevante impatto sul piano economico e sociale quali il lavoro nero, la gestione degli appalti, l'occupazione irregolare degli stranieri e l'elusione contributiva»;

la situazione della signora Micieli, costretta a lavorare per il maggiore sindacato italiano senza contratto e senza un'adeguata remunerazione per oltre cinque anni, è condivisa da altri giovani ex lavoratori della Cgil sparsi in ogni parte d'Italia, che hanno fondato in questi mesi un comitato dei licenziati della Cgil nel tentativo di poter dialogare con le istituzioni e con lo stesso sindacato;

la situazione denunciata dai professionisti parte del citato comitato evidenzia come questi siano stati sottoposti a ricatti, soprusi e negazione dei propri diritti presso le strutture sindacali dove erano operanti;

molteplici sono state le manifestazioni di protesta del comitato segnatamente fuori alla sede nazionale della Cgil: nel corso del mese di aprile 2011 c'è stato un sit-in di protesta che si è prolungato per oltre 15 giorni per chiedere un confronto con il sindacato ma è stato letteralmente ignorato dalla dirigenza della Cgil;

il sindacato, attualmente coinvolto in procedimenti giudiziari, non ha dato riscontri circa le proprie responsabilità nei confronti degli ex lavoratori delle sue strutture territoriali, né tantomeno ha avuto l'intenzione di confrontarsi apertamente con i giovani licenziati al fine di analizzare nel dettaglio le criticità da essi riscontrati nell'esplicazione del loro lavoro e nelle modalità - imposte dal sindacato stesso - in cui questo è stato portato avanti;

la citata direttiva ministeriale 18 settembre 2008, in materia di servizi ispettivi e attività di vigilanza, riconosce l'azione ispettiva come un «azione che deve essere cioè diretta essenzialmente a prevenire gli abusi e a sanzionare i fenomeni di irregolarità sostanziale abbandonando, per contro, ogni residua impostazione di carattere puramente formale e burocratico, che intralcia inutilmente l'efficienza del sistema produttivo senza portare alcun minimo contributo concreto alla tutela della persona che lavora»;

ai sensi dell'articolo 1 della Costituzione italiana l'Italia è «una Repubblica democratica fondata sul lavoro» così come l'articolo 4 dispone che «la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto,

impegna il Governo

ad intraprendere ogni possibile azione volta a garantire un accurato servizio ispettivo nonché di vigilanza presso le strutture sindacali, segnatamente in quelle strutture territoriali in cui sono stati registrati presunti fenomeni di irregolarità nei confronti di lavoratori o collaboratori operanti presso le medesime strutture.
(7-00586) «Buonfiglio, Di Biagio».

http://www.camera.it/417?idSeduta=473&resoconto=btind&param=

martedì 17 maggio 2011

LETTERA APERTA ALLA SEGRETERIA NAZIONALE DELLA CGIL

Il nostro tempo è adesso … e Se non ora quando? Già, perché se ad assicurarti “un tempo, con slogan trionfanti e campagne di sensibilizzazione tese a garantire diritti e futuro è nostra mamma Cgil … beh, allora quel tempo è scaduto, o forse, per noi “licenziati Dalla Cgil” non è mai cominciato.

O si è liberi o si è schiavi, e la libertà non è un’astratta “coerenza", ma una fatica quotidiana, si pratica ora per ora, assumendosi rischi e conseguenze del proprio operato.

Dopo estenuanti ore d’attesa, ad elemosinare un incontro con la Segr. Naz. Della Cgil, che aveva come unico di scopo quello di aprire un dialogo che affrontasse le problematiche inerenti a fatti che questo sindacato, in quanto tale, non può permettersi di avere (lavoro nero, maltrattamenti, contratti atipici, molestie, licenziamenti illegittimi, epurazioni …) l’unica risposta che abbiamo trovato, fino ad oggi, è stata una porta chiusa accompagnata da un silenzio assordante. Ma nonostante questo, abbiamo accettato il consiglio di chi ci assicurava che, quel tanto agognato incontro, si potesse realizzare. Abbiamo sospeso la nostra mobilitazione, in attesa di quell'incontro, proprio come fa' il sindacato quando il datore di lavoro manifesta la disponibilita' all'apertura di un dialogo. Siamo stati adulti e coscenziosi, seri e responsabili. Ma la vita non attende: dal 21 aprile e' trascorso quasi un mese e uno sciopero generale della Cgil per il lavoro e per i diritti. Per noi, senza lavoro e senza reddito, paradossalmente senza diritti e senza interlocutori, per noi, sindacalisti senza sindacato, un'ora e' un giorno, un giorno e' un mese, un mese e' un anno. Con la febbre che aumenta, insieme alle ansie e alla paura per il futuro. Qualcuno di voi si e' mai chiesto che lavoro puo' cercare o sperare di trovare un sindacalista della Cgil dopo che il suo sindacato lo licenzia? Qualcuno si e' mai interrogato su cio' che comporta essere le vittime di questo paradosso unico? Anche per questa ragione, con la consapevolezza e l'umilta' di essere davvero gli ultimi tra gli ultimi, abbiamo sperato in un confronto, in quanto lavoratori e lavoratrici che non hanno piu' un lavoro a causa del sindacato datore di lavoro, abbiamo cercato di dialogare e di protestare per farci sentire.

Abbiamo cercato un confronto perché ormai stanchi di vedere abbassare gli sguardi come fossero serrande, da parte di quegli stessi compagni che ti hanno insegnato cos’è la lotta per il lavoro.

La nostra non è rabbia che cancella e divide, non è l’omertà ottusa delle scrollate di spalle.

E’ una rabbia sana, argomentata, lucida. Ora diteci: noi saremmo gli aggressori?...

Oppure, insieme a noi, sono aggressori anche tutte quelle persone che ci rassegnano quotidianamente le loro difficolta' di comunicazione con cio' che oggi sembra essere divenuta la Cgil? Ci riferiamo, non solo a chi, del gruppo dirigente, ci ha piu' volte espresso solidarietà, ,ma sopratutto a tutti quei sindacalisti, compagni, dirigenti di base, semplici iscritti e lavoratori, smarriti all'interno di una organizzazione nella quale e' ormai perfino possibile che si aprano, come se fosse la cosa piu' naturale del mondo, le piu' diversificate cause di lavoro contro il datore di lavoro Cgil. Ma quel che e' peggio sono le ragioni per cui, secondo noi, tutto questo accade. Innazitutto vorremmo parlare delle regole interne al sindacato, che nel tempo la Cgil si e' data, a tutela di tutti e che oggi sembrano subalterne agli equilibri di potere, alle logiche di apparato, alle contrapposizioni e ai veti incrociati. Noi licenziati dalla Cgil siamo solo le incolpevoli vittime della evidente crisi dell'organizzazione, della pochezza e della confusione che regna all'interno, dell'assenza di regole esigibili e verificabili, della assoluta mancanza di controllo democratico da parte dei rappresentati, cioe' di quei lavoratori, che della cgil, un tempo, erano gli unici protagonisti.

Noi licenziati dalla cgil, cosi' come tutti gli altri licenziati, i precari, i giovani, i tanti disoccupati di questo Paese, osserviamo sgomenti, purtroppo da un osservatorio particolare, una cgil che si dimena tra concertazione e antagonismo, tra potere dell'apparato e richiesta di democrazia dei lavoratori, tra la tutela del lavoro garantito e quello precario, tra 4 ore di sciopero generale e la volonta' di lotta diffusa di ampi ceti popolari, ecc.E tutto cio' nel quadro di un contesto politico di riferimento (quello che una volta si chiamava "di sinistra") che, in sostanza, rispecchia la confusione, l'assenza di un progetto unitario, interno alla Cgil e viceversa. In uno scenario di siffatta natura, le beghe di potere, le lotte intestine e fratricide, il mantenimento di posizioni di rendita e di privilegio, finiscono per prevalere su tutto, in una specie di bailamme generale del sindacato generale(sic!), nel quale si sono smarrriti i punti fermi e le questioni di fondo. Noi, piccoli licenziati dal grande sindacato, lavoratori senza sindacato, pensiamo senza presunzione alcuna, se ancora ci e' permesso, che la nostra vicenda di licenziati dalla Cgil, e' certamente una questione di fondo: una questione che evidenzia lo stato confusionale del nostro sindacato (sì, nonostante tutto, lo consideriamo ancora nostro) e che mette a nudo, impietosamente, gravi limiti e sostanziali problemi.Tentare, cosi' come fino ad oggi si e' inteso fare, di eludere la questione dei licenziamenti nella Cgil, di ridimensionarla, di nascondere la polvere sotto il tappeto, significa, paradossalmente, mettere in tutta evidenza questa anomalia assoluta, che fa' il pari, con le altre gravi anomalie, in cui, ormai da troppo tempo, si dibatte disperatamente il nostro Paese. Solo questa infatti, puo' essere la spiegazione, politicamente comprensibile, della chiusura al confronto con i propri lavoratori licenziati, allontanati, epurati e sulla questione, ampiamente sollevata, dei diritti negati all'interno della Cgil. Solo cosi' puo' spiegarsi plausibilmente, la decisione di un sindacato, che per sua natura e' soggetto negoziale, di demandare ai tribunali le decisioni sui licenziamenti dei propri lavoratori, con gravissimi rischi, non solo potenziali, per l'organizzazione tutta e per la sua stessa storia futura. Anche in passato, magari con minore frequenza ed evidenza, queste situazioni era possibile che accadessero; ma in passato si governavano e ancor prima che esplodessero, venivano ricercate soluzioni di mediazione, di ragionevole buon senso, che tutelassero la dignita' dei lavoratori della Cgil e l'organizzazione tutta.

Ma forse erano altri tempi, tempi in cui esisteva la politica, la sinistra, quella che si schierava con i piu' deboli, con i meno fortunati e garantiti, tempi nei quali, l'articolazione dei vari livelli della Cgil e la loro autorevolezza, servivano, anche, per gestire situazioni di conflitto interno e mai e poi mai avrebbero permesso, che quanto sta accadendo accadesse. Ma sopratutto erano tempi nei quali dentro la Cgil, era fondamentale per tutti, iscritti, militanti, quadri, funzionari, dirigenti, il rispetto rigoroso delle regole interne, un controllo e una garanzia di legalita', da cui scaturivano il rispetto per ogni persona, la loro tutela politica e professionale e della loro dignita' di compagni e compagne della Cgil. Noi, semplici vittime di questa situazione assurda; noi, quelli che per la cgil hanno lavorato,  militato e vissuto; noi, quelli che la Cgil, oggi, non vuole addirittura ricevere; noi, precursori di un domani ancora peggiore, se non verra' posto rimedio; noi siamo quelli che sperano ancora, che bussano e busseranno ancora a quella porta, finchè quella porta non si aprira' nuovamente alla Cgil, ai lavoratori, a tutti i lavoratori, con educazione e rispetto. A quella Cgil che abbiamo perso, che si e' persa, che ci hanno ingiustamente tolto insieme al nostro lavoro e che dobbiamo ritrovare, per noi, per la Cgil stessa e per il nostro Paese.

Il comitato dei precari e dei licenziati dalla Cgil

domenica 15 maggio 2011

La CGIL censura il Movimento Studentesco che chiede le dimissioni di Lombardo

Da Sud Free Press di giornalismo investigativo:

Dedichiamo questo triste reportage a Giovanni Sapienza, licenziato dalla Camera del Lavoro di Catania...

Del ruolo della CGIL e dei suoi dirigenti catanesi ci siamo già occupati. Delle cooperative, delle società, dei parenti, della formazione, della rappresentanza dei lavoratori, dei suoi stessi dipendenti.  A breve un’interessante documento.
Nel frattempo Step1, il sito di informazione della Facoltà di Lettere diretto da Roberta Marilli,  ha documentato la reazione dei vertici della CGIL catanese all’intervento di un rappresentante del Movimento Studentesco alla manifestazione del 6 maggio, (appena ha citato, negativamente, Lombardo, parte la musica e gli spengono il microfono). SUD lo ha intervistato e vi ripropone il videodocumento di Step1. Di Marco Benanti e Andrea Di Grazia

Di seguito il link con la versione integrale dei video relativi alla vicenda:

 http://www.sudpress.it/politica/la-cgil-censura-il-movimento-studentesco-che-chiedele-dimissioni-di-lombardo/

venerdì 13 maggio 2011

PRECARIA ALLA CGIL DA IL RIFORMISTA 11 MAGGIO 2011

Di seguito la lettera di un padre di una lavoratrice precaria in CGIL...forse non siamo proprio 6 pazzi...

PRECARIA ALLA CGIL DA IL RIFORMISTA - 11 MAGGIO 2011

Mia figlia ha trovato finalemente un posto di lavoro, finalmente.
E' stata assunta in un Caf della CGIL, lavora per i sindacati, per chi lotta da sempre per tutelare i diritti dei lavoratori e di recente per la stabilizzazione dei precari, di tutti coloro che hanno un contratto che non consente una serie di stabilità foinanziarie tali da mettere su una famiglia e cosi via.
L'unico contratto che è riuscita a ottenere dal datore di lavoro, un sindacato, è a tempo determinato.  Pochi mesi e poi di nuovo a casa, se va bene verrà rinnovato il contratto altrimenti ciao a tutti con buona pace della lotta al precariato.
Tutti i suoi colleghi hanno lo stesso tipo di contratto.
Sarebbe il caso di capire se il precariato dei dipendenti sindacali sia la norma oppure se il caso in oggetto rappresenti l'eccezione.
Ubaldo Bracco


Domanda:
Nei caf vale la regola dei 36 mesi per ottenere la stabilizzazione? o esiste un avviso comune per considerare l'attività fiscale lavoro stagionale e quindi non tro

mercoledì 4 maggio 2011

L'ESPRESSO PARLA DI CGIL E...DI NOI

Di seguito due link: un articolo de L'Espresso di questa settimana dove si parla anche di noi e di seguito, per corretta informazione, la risposta di Susanna Camusso.
Buona lettura a tutti...

ARTICOLO ESPRESSO

http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=ZF38Z

 RISPOSTA CAMUSSO

http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=16339

sabato 23 aprile 2011

RIFLESSIONI ROMANE di Tommaso Fonte

 Grazie Tommaso...


Chiaramente Repubblica non ne parla, MAI SIA. Chiaramente L'Unità non ne parla, MAI SIA...E poi Liberazione, Il manifesto e, ovviamente, potrei continuare...ma la domanda e': a chi serve, a cosa serve tutto cio'? Quanto e' utile nascondere verita' scomode alla sinistra, in un'epoca nella quale di sinistra non ce n'è piu'?? Perche' il trincerarsi dietro il silenzio, quando la dialettica delle posizioni a sinistra finirebbe solo per arrrichire il consenso?? Giocare di sponda a sinistra era stato per lungo tempo una utile strategia politica funzionale all'arricchimento, anche culturale, della galassia della sinistra, di quello che un tempo si chiamava il movimento: perfino ai tempi del granitico Pci, la dialettica interna riusciva ad emergere e a fuoriuscire nella societa' creando dibattito, a volte perfino scontro, ma quasi sempre riflessione e discussione...Oggi davanti ai grossolani errori della Cgil nella vicenda dei licenziamenti, della gestione del precariato interno, degli allontanamenti, delle vere e proprie epurazioni, delle chiarissime ed inequivocabili violazioni delle regole statutarie interne, del regolamento per la gestione del personale, il silenzio e' sconcertante e assordante. Solo stridule voci interne che parlano di fantomatiche aggressioni, di attacchi all'unica forza di opposizione al sistema berlusconiano, con l'invito a serrare i ranghi ed allontanare le minacce che finirebbero per ledere l'autorevolezza e la credibilita' pubblica e di facciata della Cgil."Attenzione compagni, l'attacco e' verso i precari e i senza futuro, quelli della manifestazione contro la precarieta' dello scorso 9 aprile; oppure contro lo scipero genrale di 4 ore promosso dalla cgil per il prossimo 6 maggio". Una trentina di persone, per lo piu' giovani donne perbene, che negli anni hanno prestato la propria attivita' per la Cgil e che si sentono innanzitutto offese e mortificate nella propria dignita' di persone, nella propria identita' politica e culturale, e che nel proprio cammino di protesta solitaria, incontrano, per caso, qualcuno che gli offre un briciolo di umanita' e di solidarietà, diviengono improvvisamente lo strumento per un'aggressione politica e mediatica senza precedenti..un'aggressione tale da mettere in discussione le politiche  del piu' grande e potente sindacato italiano e della loro rappresentanza del mondo del precariato e perfino la stessa riuscita dello scipero generale!!! La sinistra italiana, dal PD in avanti tace, gravermente preoccupata dell'aggressione in atto; le camere del lavoro si mobilitano per respingere la "barbara aggressione"; perfino nelle fabbriche i delegati, su sollecitazione del centro, cercano di capire come poter fermare l'assalto barbaro al sindacato rosso. Eppure Giovanni, Romina, Barbara, Simona, Manuela, e poi ancora Fabio che, ironia della sorte, per di piu' di cognome fa' BUONO, e gli altri, non farebbero male a una mosca e quasi arrossiscono all'idea di dover disturbare la grande Cgil, con il suo peso di storia, grandi lotte, grandi personaggi. Loro, al massimo ne hanno sentito parlare, o forse hanno letto qualcosa sui libri di scuola nel capitolo storia del novecento, la conquista dei diritti nel lavoro.Chiedono solo di poter essere ascoltati, magari compresi da qualcuno piu' grande e autorevole di loro, magari incoraggiati a non disperare perche' nella vita la giustizia trionfa sempre...Invece finiscono per trovare le porte del sindacato, del loro sindacato, incredibilmente chiuse, gli sguardi torvi dei funzionari che escono a testa bassa da corso d'Italia ignorandoli, e perfino l'orda del servizio d'ordine, quando malauguratamente finiscono per provocare a tal punto, non sapendo piu' dove andare e con chi parlare, che decidono di imboccare la strada nel Nidil Cgil(il sindacato che dovrebbe essere quello dei giovani atipici....un po' come loro che atipici lo sono certamente visto il loro datore di lavoro)per parlare con qualcuno e finalmente per essere ascoltati da qualcuno.Un presidio di quegli uffici che dura qualche ora...con il servizio d'ordine schierato davanti all'ingresso...con la porta chiusa.:Non si entra e non si esce.E loro li...seduti per terra o al massimo sugli zainetti che hanno portato con loro durante il lungo viaggio in treno dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Puglia.Hanno gli occhi gonfi dal sonno e dalle preoccupazioni:questo mese c'e' da pagare il mutuo della casa che avevo comprato lavorando per la Cgil e che ora corro il rischio di perdere, dice una di loro.Un'altra aspetta un bambino, non e' potuta venire e telefona sperando in quanche buona notizia dal Fronte.Un'altra ancora riceve la telefonata della mamma preoccupata che la riprovera di non aver dato notizie.La Camusso non riceve...questa e' la prima, immediata, violenta risposta. Potete riprendere il treno, i vostri zainetti, pieni di speranze, di ciondoli e di ombretti per il trucco e tornarvene da dove venite. Ma la CGIL HA VIOLATO I NOSTRI DIRITTI, non ci ha riconoscito le giuste retribuzioni, ci ha maltrattato, qualcuno ci ha molestato, ci hanno perfino mandato via e licenziato solo perche' chiedevamo queste queste cose che per tutti gli altri lavoratori la Cgil giustamente rivendica e che noi stessi, mentre per la cgil lavoravamo, ci battevamo per fare ottenere a tutti. Ma la risposta e' sempre la stessa:avete sbagliato il metodo per chiedere, quindi niente da fare, tornate a casa ed evitate questo casino che vi fara' solo ulteriormente del male. Lo sconforto si impadronisce di loro:la segretara del nidil se ne va...Ora sono proprio sole, ma sempre con la presenza dei corazzieri del servizio d'ordine cui si e' aggiunto qualche altro compagno forzuto richiamato in tutta fretta; non si sa mai cosa puo' accadere..meglio stare all'erta pensano le funzionare ancora in sede del Nidil.
Le ore passano, Giovanni Sapenza, catanese di 67 anni con una pensione sociale di 330 euro mensili perche' la Cgil non gli ha pagato i contributi per circa 20 anni di attivita' da tutto fare alla camera del lavoro di Catania, si appisola sul divanetto dell'ingresso dopo aver accennato con la determinazione di un rivoluzionario cubano, la sua canzone di lotta:"chista vita nun si po' fari" e crolla dal sonno dopo circa 20 ore di treno. Sono gia' le 17: da oltre 5 ore e' in corso la presa della Bastiglia..Le consultazioni tra i funzionari nidil presenti si fanno frenetiche. Passano da una stanza all'altra, senza dire una parola, sotto l'occhio vigile del servizio d'ordine e stralunato delle occupanti...Sapienza continua a dormire e a sognare forse una societa' piu' giusta. Manuela deve partire, ha il treno da Termini alle 18 e deve tornare a casa...bacia le amiche come fossero compagne di scuola e le saluta: ma sia ben chiaro
che la lotta per i nostri diritti deve proseguire...costi quel che costi. I funzionari ascoltano preoccupati l'impegno alla lotta. Qualche minuto dopo la grande notizia: la segretaria generale del Nidil ha deciso, dopo ore di estenuanti consultazioni, di incontrare la delegazione. Giovanni Sapienza viene svegliato di soprassalto, cerca un bagno per darsi una sciacquata al viso, ma non c'e' tempo, bisogna far presto, la segretaria aspetta e non sarebbe corretto farla attendere: Romina e Simona, erano rimaste solo loro, lo tirano d'impeto verso la stanza della segretaria generale che vuole finalmente conferire. Il colloquio dura circa 25 interminabili minuti.Poi escono. Simona ha gli occhi rossi, come la bandiera della cgil, perche' ha pianto e anche Romina e' tesa e nervosa; Giovanni e' sereno e rilassato, e appena uscito riattacca la sua canzone scherzando: chista vita nun si po' fari....La segretaria del Nidil si e' impegnata sulla parola: cerchera' di ottenere un incontro con la Camusso per dopo Pasqua, ma non lo garantisce con certezza, la segretaria nazionale sta valutando il dafarsi, la situazione e' molto complessa(sic..).I tre occupanti smobilitano; salutano cordialmente tutti, perfino gli omaccioni del servizio d'ordine augurando Buona Pasqua a tutti: alla Cgil, al servizio d'ordine, ai compagni forzuti venuti a difendere il sindacato dall' "aggressione", al silenzio dei giornali e dei media, alla sinistra che preoccupata dell'invasione reazionaria e controrivoluzionaria solidarizza con i piu' forti, ma sopratutto a loro, divenute improvvisamente, con zainetto e spazzole al seguito, con mutui  e bollette da pagare, con figli che non sanno se potranno mantenere, strumento di aggressione della controrivoluzione berlusconiana, che avranno ancora da soffrire e da lottare perche' un giorno possano dire giustizia e' fatta anche per i licenziati della Cgil. Buona Pasqua anche da parte mia, compagne e compagni, di un sindacato e di una sinistra che nonostante il vostro amore, la vostra pulizia e il vostro coraggio, purtroppo non esiste piu'.

venerdì 22 aprile 2011

COMUNICATO ALLA RETE28 APRILE DI MIRKO SIGHEL COMPONENTE DEL COMITATO DIRETTIVO DELLA CGIL DEL TRENTINO


Riceviamo e pubblichiamo il comunicato fatto dal compagno Mirko Sighel in riferimento ai fatti, ormai noti a tutti, del Trentino:

In riferimento alla vicenda di Fulvio Flammini, il funzionario sindacale defenestrato dalla Cgil del Trentino, mi preme fare chiarezza su quanto è accaduto e sta accadendo in Cgil a Trento. Credo che si siano persi di vista gli oggetti principali del contendere: la democrazia, la rappresentanza e la legalità.

A marzo del 2010 “La Cgil che vogliamo” ha perso il congresso locale della categoria dei trasporti (Filt) e questo è vero ma è altrettanto vero che la rappresentatività della minoranza all'interno del comitato direttivo della categoria dei trasporti è di circa il 45% dei componenti e questo nonostante le irregolarità riscontrate durante l'elaborazione dei verbali delle votazioni delle assemblee dei lavoratori (parte delle irregolarità erano conosciute dal presidente della commissione regionale di garanzia, che non ha battuto ciglio). A marzo 2010 Paolo Sboner è stato eletto segretario generale della Filt trentina dal direttivo della categoria a seguito di proposta presentata dal segretario generale della Cgil trentina Paolo Burli e dal segretario nazionale della categoria dei trasporti. Lo stesso giorno il direttivo della categoria è stato artatamente aumentato del 30% dal signor Sboner, contro ogni regola statutaria, facendo entrare tutte persone che lo appoggiano. Lo stesso Burli ammetterà in seguito che non si può aumentare un direttivo artatamente del 30%, lavandosene comunque le mani, lui che è o si proclama il legale rappresentante della Cgil del Trentino. Contro l'aumento irregolare del 30% è stato fatto ricorso alla commissione interna che in seguito si è dichiarata incompetente a deliberare e poi a quella nazionale che non ha nemmeno risposto (altra infrazione statutaria). Il signor Sboner tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011 si è assentato per più di tre mesi consecutivi senza aver avuto l'autorizzazione della Cgil trentina lasciando la categoria praticamente sguarnita, con il solo Antonio Beccati, ex segretario della Filt trentina per quasi dieci anni consecutivi (altra infrazione allo statuto dell'organizzazione che prevede un massimo di otto anni di incarichi politici nella segreteria) a gestire la categoria, peraltro malamente e senza alcuna autorizzazione del comitato direttivo (altra infrazione statutaria). Dopo il ritorno del segretario Sboner, la segreteria della categoria è stata eletta a marzo del 2011 contro ogni regola statutaria, che ne impone l'elezione entro il termine di tre mesi dall’elezione del segretario (quindi la segreteria è stata eletta un anno dopo). Il signor Beccati, contro ogni regola statutaria, fa ancora attualmente parte della segreteria. Sempre a marzo del 2011 è stato approvato il bilancio contabile preventivo della categoria contro ogni regola statutaria (è ovvio che i bilanci preventivi si approvano l'anno precedente a quello di riferimento).

Veniamo a Flammini. La Cgil trentina, per cacciarlo, si è inventata le più assurde giustificazioni, smontate una ad una: dalla mancanza di permessi sindacali per distaccarlo dall'azienda nella quale lavorava alla mancanza di denaro nella categoria per pagarne eventualmente il distacco; dalla panzana che il suo allontanamento era da addebitare ad un normale turnover visto che lavorava ininterrottamente da vent'anni in quella categoria (N.B.: Flammini non ricopriva incarichi politici nella segreteria della categoria e quindi la regola statutaria che non si può stare più di otto anni consecutivi in un punto fisso non può essere applicata a lui e quindi lui può stare lì ancora) alla panzana che voleva restare a seguire i camionisti perché gli piace il potere (non so quale sia il potere di cui parlava Burli...). Alla fine è venuta a galla la verità e cioé che l'ordine partiva dalla Filt nazionale. Giova ricordare che più di un anno fa in una riunione alla presenza di un compagno che ora fa parte dell’area di minoranza, Paolo Burli dichiarava scocciato all’allora segretario della categoria Antonio Beccati che gli stava dando già in quel periodo l’opportunità di fare fuori Flammini. Si capisce quindi che le ragioni dell’allontanamento non sono maturate negli ultimi mesi ma da un bel po’ di tempo, ancora prima del congresso del 2010. E' ben vero che la Cgil del Trentino l'estate scorsa ha offerto un posto a Flammini presso l'ufficio vertenze (vietandogli di seguire quelle di chi lavorava come camionista) così come è vero che Flammini alla fine aveva accettato il posto così come è vero che la Cgil del Trentino si è rimangiata la proposta cacciandolo. Sembra che a Flammini sia stato perfino proposto da qualche funzionario della Cgil, pur di liberarsene, un pensionamento anticipato attraverso metodi non proprio regolari. Perché tutto questo accanimento nei confronti di una persona che ha rimesso parte della sua salute nel lavoro (lavoro che non si può fare solo nei normali orari di ufficio ma anche la sera e nei fine settimana visto che i camionisti sono in giro fino alle sette di sera oppure tornano il venerdì sera dall’estero) e che ha un appoggio praticamente all'unanimità da parte dei camionisti, che vogliono che resti a fare il funzionario sindacale alla Filt? Racconto un episodio accaduto anni fa che forse può servire a fare qualche ragionamento. Una multinazionale con sede in provincia di Trento alla fine degli anni ’90 capitola dopo uno sciopero di 8 giorni consecutivi ed è costretta a sottoscrivere un accordo con la Filt. Il testo di quel contratto aziendale introduce una serie di tutele ivi inclusa quella contributiva degli autisti, molto spesso aggirata dai padroni del settore. Un autista, anni dopo ed in prossimità del suo pensionamento, si rivolge ad un avvocato che, letto quell’accordo, ritiene la multinazionale inadempiente e la denuncia all’Inps per evasione contributiva, indicando Fulvio Flammini come possibile interprete delle norme violate. Gli ispettori avviano un’indagine e dopo accurati controlli contestano alla grande impresa qualche milione di euro per mancati versamenti contributivi, proprio sulla scorta dell’interpretazione autentica che Flammini aveva fornito loro per conto della Filt del Trentino. Cos’è accaduto? Che il padrone s’è rivolto ai vertici nazionali Filt ai quali ha chiesto di poter reinterpretare l’accordo. Come è finita? L’accordo è stato reinterpretato a favore dell’azienda e a sfavore dei lavoratori. Quindi, dopo aver ottenuto un buon contratto aziendale, la Filt nazionale concorda con la multinazionale di rivedere in peggio l’accordo. Non vi sembra che ci sia qualcosa di strano? Faccio un’altra considerazione: se un’azienda multinazionale dei trasporti riesce a convincere i vertici della Filt nazionale a modificare un accordo a sfavore dei lavoratori, ho l'impressione che tale azienda multinazionale dei trasporti abbia potuto influenzare anche le decisioni della Cgil trentina nella volontà di allontanare Flammini dal seguire la contrattazione aziendale perché danneggia gli interessi aziendali. Come si può spiegare la gioia delle imprese di autotrasporto alla notizia dell'allontanamento di Flammini dal sindacato? Ci sono ditte che dopo la cacciata di Flammini hanno chiesto alla Filt trentina di ridurre il salario accessorio dei camionisti e che hanno minacciato ritorsioni nei confronti di alcuni di loro che si erano rivolti in passato a lui. Qualche settimana fa alcuni lavoratori della ditta di trasporti ex La Piana sono stati messi in mobilità con il consenso degli attuali vertici della Filt trentina senza che essi abbiano detto nulla in merito, senza verificare se c'era qualche possibilità di tutelarli prima del licenziamento. Vi pare normale? Come è possibile che i lavoratori della ditta multinazionale Arcese proclamino ed attuino uno sciopero di dieci giorni senza l'appoggio della categoria presso la quale sono iscritti? Nemmeno le bandiere della categoria sono state date ai lavoratori… Chi sostituisce Flammini non è all’altezza e sarebbe meglio per i lavoratori che si dimettesse prima possibile. Sboner non ha praticamente mai accettato di parlare con i camionisti iscritti alla Cgil.

Altri esempi di malagestione che la Cgil, nonostante i ricorsi presentati, non ha ritenuto degni di essere sanzionati sono i seguenti: qualche mese fa a Franco Tessadri (altro dirigente sindacale che pochi giorni fa è stato sospeso insieme a Flammini e a Ezio Casagranda), componente della R.s.u. di Trentino Trasporti s.p.a., componente del Comitato direttivo della Filt Cgil del Trentino e componente del Comitato direttivo della Cgil del Trentino, è stato tolto il mandato di rappresentanza della Filt in ambito aziendale e cacciato da una delle commissioni R.s.u. di cui faceva parte. Esecutore materiale il segretario generale Paolo Sboner. Anche Franco Tessadri fa parte dell’area programmatica “La Cgil che vogliamo”. Un caso? Qualche mese fa si è svolta presso la sede della Cgil trentina un’assemblea indetta dall’area programmatica, dove hanno partecipato più persone appartenenti a più categorie. A Franco Tessadri è stato negato dal segretario Paolo Sboner il permesso sindacale per potervi partecipare. Che comportamento è questo? Il 20 settembre scorso sono venuto a conoscenza che un funzionario della Filt trentina ha chiesto dei soldi ad un associato per impugnare sanzioni disciplinari. Solo un malinteso? Non ne sono sicuro visto che sembra che abbia offerto all’associato anche uno sconto per la prestazione. Sono emersi documenti che attestano che Sboner in passato, quando non era ancora segretario generale della categoria, ha utilizzato permessi sindacali per andare in ferie. Il segretario generale della Cgil trentina cosa ha fatto dopo essere venuto a conoscenza dell’uso irregolare dei permessi sindacali? Niente. Anzi ha accusato la minoranza di fare dossieraggio. Chi ha autorizzato Sboner ad utilizzare permessi sindacali per andare in ferie? Antonio Beccati in passato utilizzava il proprio mezzo per le trasferte di lavoro romane con relativo guadagno sul rimborso spese. Questo atteggiamento mi appare come uno strumento poco nobile per “arrotondare” la paga: infatti lo scorso dicembre il direttivo confederale della Cgil del Trentino ha deliberato che per le trasferte dei funzionari sindacali si debba adoperare il mezzo più economico in modo da far risparmiare l’organizzazione. Un provvedimento ad hoc? Sarebbe stato più corretto dire ai lavoratori come vengono spesi i soldi della categoria: è importante che sappiano che persino il costo per l’uso della toilette da parte di un sindacalista è stato rimborsato dalla categoria. Qualche mese fa una lavoratrice ha telefonato al signor Sboner chiedendogli un chiarimento sulla possibilità di ottenere un permesso per studiare e lui, segretario sindacalista, ha telefonato direttamente alla direzione dell’azienda senza l’autorizzazione della lavoratrice comunicando di aver ricevuto la richiesta di chiarimenti da parte della lavoratrice. E’ questo il modo di fare sindacato? Da chi ho saputo questa storia? Da una componente della segreteria confederale della Cgil trentina!

I compagni trentini che hanno aderito all’area programmatica “La Cgil che vogliamo”, compresi quindi anche quelli delle altre categorie, sono stati accusati dalla Cgil del Trentino di strumentalizzare la vicenda per opportunismo ma non è vero: l’area programmatica è presente nella categoria dei trasporti ed i compagni che fanno parte delle altre categorie sostengono la battaglia dei lavoratori. Si chiede il rispetto della democrazia, della rappresentanza, delle regole, del buon senso. E’ strumentalizzazione questa? L’ottobre scorso un dirigente Rsa della Filt Cgil del Trentino, sostenitore della maggioranza, ha presentato le proprie dimissioni sia come membro supplente del Collegio sindacale della categoria sia come Rsa stesso a causa degli allontanamenti di Flammini e di Tessadri. Se anche un componente della maggioranza se ne va, sembra proprio che le accuse di strumentalizzazione si sbriciolino penosamente. Dopo un anno di lotte, se Flammini non rientrerà alla Filt, i camionisti, che rappresentano circa un terzo degli iscritti della categoria, se ne andranno dalla Cgil trentina, causandole un danno di rappresentanza e una consistente perdita di soldi. E il segretario organizzativo della Cgil del Trentino Mirko Carotta qualche giorno fa esce sui giornali chiedendo ai lavoratori e pensionati di iscriversi al sindacato... Le parole dei componenti della segreteria della Cgil trentina sulla democrazia, sulla rappresentanza, sulla regolarità sono vuote. L’area programmatica, viste le infrazioni accadute nella categoria, ha da tempo chiesto un congresso di categoria straordinario come prevede lo statuto ma la Cgil non ha nemmeno risposto (altra infrazione statutaria). Ho l’impressione forte che chi avrebbe dovuto far rispettare le regole se ne stia infischiando di tutta la storia perché è meglio perdere i lavoratori e un bravo sindacalista che avere un problema “politico”. Il comportamento di questa parte di Cgil è vergognoso e la “Cgil che vogliamo” nazionale deve sostenere fattivamente la battaglia per la democrazia, per la rappresentanza e per la legalità.

Mirko Sighel
Componente del Comitato direttivo della Cgil del Trentino

Trento, 14 aprile 2011

giovedì 21 aprile 2011

COMUNICATO INVIATO ALLA SEGRETARIA NAZIONALE DEL NIDIL CGIL IN DATA 21/04/2011



Nel corso della giornata ieri il Comitato dei precari e dei licenziati dalla CGIL ha presidiato simbolicamente gli uffici del Nidil CGIL Nazionale al fine di pervenire al più volte auspicato incontro con la Segreteria Nazionale della CGIL.
Nonostante il presidio si sia protratto per l'intera giornata, la Segreteria Nazionale non ha inteso conferire con i lavoratori licenziati. Dopo ore di lunga attesa, il Segretario Generale del Nidil CGIL ha incontrato la delegazione dei licenziati.
Durante l'incontro, la stessa ha assunto il formale impegno di farsi portavoce ed interprete delle rivendicazioni dei lavoratori, al fine di pervenire subito dopo le festività pasquali, all'incontro con il Segr. Gen. della CGIL Susanna Camusso.
Il Comitato dei precari e dei licenziati dalla CGIL, preso atto dell'impegno assunto, ha quindi deciso di sospendere il presidio in corso confidando che quanto assicurato sul piano fiduciario dalla Segretaria del Nidi,l venga tenuto nella giusta considerazione dalla Segreteria Nazionale della CGIL.
Roma 21/04/2011                                        
                                                                                               Il Comitato dei precari e dei licenziati dalla CGIL