"Lavoratori della Cgil in lotta contro la Cgil che
licenzia". Così scriveva Gian Maria Pica su Il Fatto Quotidiano del 17
novembre del 2010 e poi si chiede: "Come è possibile che dentro un
sindacato accadano questo genere di cose?”
Semplice: ai sindacati – perché associazioni non riconosciute,
come i partiti politici – non si applica lo Statuto dei lavoratori. Il famoso
articolo 18 dello Statuto considera nullo il licenziamento quando avviene senza
giusta causa o giustificato motivo. La mancata attuazione dell’articolo 39
della Costituzione,che prescrive una legge per la disciplina dell’attività
sindacale, ha sempre permesso alle organizzazioni dei lavoratori – inclusa la
Cgil– di operare in deroga. E quando i dipendenti dei sindacati vogliono
protestare per avere tutela dei propri diritti, non sanno bene a chi
rivolgersi, considerato che i sindacati sono parte del problema e non della
soluzione. Anzi, sono proprio la controparte.
Eravamo agli inizi di quella crisi economica e di rappresentanza
sociale e politica che poi si sarebbe trasformata, appena qualche settimana fa,
in un vero e proprio tsunami per i partiti politici e forse anche per gli
stessi sindacati.
Da allora a oggi, nessuno sembra decidersi ad affrontare con
serietà e rigore una questione centrale per la nostra democrazia e per il
nostro Paese.
Ad oggi si moltiplicano i licenziamenti, le epurazioni, le
espulsioni operate dalla CGIL (le ultime due di qualche settimana fa) e
nonostante alcune iniziative giudiziarie si siano concluse con le ovvie e
puntuali condanne del sindacato guidato da Susanna Camusso, condanne per
mobbing, lavoro nero (facilmente reperibili in questo blog), sentenze che solo
a discuterne farebbero venire i brividi a chiunque; e nonostante si siano
consumate da parte dei lavoratori licenziati le naturali azioni di lotta
perfino sotto la sede di Corso d'Italia e si siano moltiplicate le denunce
penali per comportamenti al limite e forse oltre la legalità all'interno della
Cgil, nessuno, ribadiamo nessuno, ne parla.
Qualche articolo qua e là che
girovaga per la rete e intanto i lavoratori disperati non sanno più a che santo
rivolgersi.
Il silenzio assordante della grande stampa, prezzolata da soldi
pubblici a vagonate e dipendente dal sistema politico tradizionale, nasconde
volutamente questi tanti casi.
E se questo accade per i licenziati, dicasi
Licenziati dalla Cgil il più grande sindacato dei lavoratori, la grande stampa
si occupa giustamente per mesi, delle due espulsioni del movimento 5 stelle nei
confronti di Favia e Scalzi, che a dire del leader Grillo hanno trasgredito
pubblicamente alle regole del movimento. Come si fa, in che Paese viviamo?
Legittimo parlare di democrazia e di rappresentanza, ma certo Scalzi e Favia
non hanno perso il posto di lavoro, Grillo non li ha certo licenziati. Eppure
sono state tonnellate le pagine di carta stampata e i dibattiti politici e
sociologici sul significato dei comportamenti di Grillo.
Studiosi,
opinionisti, grandi firme del giornalismo, perfino cattedratici universitari, tutti
ad interrogarsi sulla qualità della democrazia del movimento 5 stelle, proponendo
quantomeno azzardati paragoni storici con la sinistra “radical-chic” del PD,
sempre più sul fronte delle accuse: populista, demagogo, fascista, antidemocratico
e autoritario ecc..ecc...Nessuna definizione di fascista (che Dio ci scampi),
nè una parola chiara e netta per chi ha i licenziato padri e madri di famiglia
dipendenti e dirigenti della Cgil con figli a carico, volutamente e
illegittimamente buttati in mezzo alla strada, con sfratti imminenti o già
consumati, con vite e identità spezzate, con ritorsioni spesso violente (altro
che qualche post sui social network che tanto scandalo ha suscitato per la
Scalzi) messe in campo proprio da quella parte politica e culturale della
Democratica (sic..) sinistra rappresentata al meglio nella fattispecie dalla
Cgil della Camusso e dai suoi Camussini sparsi in tutt' Italia, evidenziando
lapalissianamente la più becera delle contraddizioni in termini:il sindacato
dei lavoratori,la Cgil, il sindacato della sinistra che licenzia lavoratori, i
suoi lavoratori.
Nessuno scandalo e nessuna indignazione. Adesso tutti a gran voce
a richiedere leggi sulla moralizzazione della vita pubblica, per la trasparenza
nell'utilizzo dei rimborsi elettorali ecc...Magari su richiesta del Pd accanto a
quegli antidemocratici del M5S. Ma ancora nessuno a chiedersi com’è possibile che
un sindacato che licenzia i lavoratori, infischiandosene impunemente di
democrazia e legalità e in attesa che alle nostre denunce risponda la
magistratura (purtroppo con i suoi tempi); un sindacato denunciato alla guardia
di finanza sulle ipotesi di reato per truffa, appropriazioni indebite, falsi in
bilancio, frode fiscale, ecc... possa ancora usufruire dei benefits sostanziosi
garantiti dal sistema dei partiti?
Fiscalità di vantaggio, contributi pubblici per le attività
fiscali e di patronato per milioni di euro, contributi pubblici per l'editoria,
esenzioni su Imu, collocazioni ben pagate nei consigli di amministrazioni di
enti pubblici, partecipate, municipalizzate ecc...Forse in tanti non lo sanno
ancora ma vivere all'ombra dei partiti, specie per la Cgil all'ombra del Pd e
anche viceversa, ha pagato bene per decenni, ma auspichiamo che lo tsunami
presto arrivi per tutti. E quindi avanti tutta e per tutti, così da dare una
risposta definitiva anche alle domande che si poneva, nel lontano 2011, Gian
Maria Pica de Il Fatto Quotidiano, oltre a qualche altro milione di persone che
come licenziati dalla Cgil non ne può più di abusi, privilegi, caste e castine
politiche e sindacali, che hanno intossicato negli ultimi 20 anni questo Paese.
Il
comitato dei lavoratori licenziati dalla CGIL.
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