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domenica 27 marzo 2011

ALMA BIANCO DENUNCIA IL SISTEMA CGIL

  Prima di continuare con la pubblicazione dei ricorsi riteniamo di dover pubblicare questo articolo sulle denunce fatte da Alma Bianco alla Guardia di Finanza per denunciare il sistema CGIL.

ESCLUSIVA - Una delle storie del Comitato Licenziati dalla Cgil
Messina, Alma Bianco odissea sindacale
27 marzo 2011 – Servizio giornalistico a cura di Antonio Nesci

Riportiamo ampi stralci di comunicazioni inerenti la storia di Alma Bianco di Messina, componente del “Comitato Licenziati dalla Cgil”, che ha carattere nazionale. La storia, vi anticipiamo, come tutte le altre, è una vera e propria “odissea” sindacale. “Ritengo non sia più tollerabile che si continui a diffamarmi.  Non solo. E’ grave che finora a distanza di quasi due mesi non mi sia stato ufficialmente contestato alcun addebito, ma è ancor più grave che siano state, da dirigenti della Cgil di Messina, rese pubbliche tante di quelle menzogne e infamie, l’ultima con una telefonata di un’iscritta alla Funzione Pubblica di Messina la quale mi chiede: “Ma non sai cosa si dice tu abbia fatto in Cgil? Cose strabilianti, talmente gravi che anche Dirigenti di Uffici Pubblici commentano: in Cgil hanno rubato, facendo nome e cognome della sottoscritta, sostenendo che ho fatto quello che ho voluto”. Dicerie false e infondate, farneticazioni, millantato credito, offese, cose vergognose. C’è in atto un accanimento nei miei confronti, tanto evidente che in data 27 gennaio 2010 mi sono rivolta con una riservata al Segretario della Cgil Sicilia nella mia qualità di Ispettore Regionale dal 2001, componente il comitato direttivo Cgil Messina e di categoria e non per ultimo nella qualità di iscritta alla Cgil, oltre che dipendente da più di 25 anni.  Ad oggi non ho ricevuto alcuna risposta, quindi considerato il perdurare delle infamie ho deciso di  socializzare tutta la questione, compresa la riservata. Avevo chiesto la revoca della sospensione, viziata nella forma, nella sostanza e nel merito, del tutto Illegittima. Niente di tutto questo. Avevo manifestato la mia assoluta disponibilità a recuperare il ritardo nella consegna del bilancio di cassa al 28 dicembre 2009. Nulla di tutto questo. Avevo chiesto tra le righe al Segretario della CGIL Sicilia, di intervenire nello stillicidio delle accuse infondate veicolate all’esterno ad arte, e ancora si continua. A questo punto chiedo che si faccia chiarezza, che si assumano i necessari provvedimenti. Non era certo mia intenzione arrivare a tutto questo ma mi hanno costretta. Ho trascorso 25 anni all’interno della nostra organizzazione, mi conoscono tutti, ho sempre avuto ottimi rapporti con le strutture nazionali, compresa la Cgil, ho sempre partecipato ai corsi di formazione, ad ogni riunione convocata, ho effettuato ispezioni. Ho trascurato famiglia, affetti, non ho mai preso malattia, maternità, non parliamo delle ferie, ho sempre lavorato notte, sabati, domeniche, mi sono sempre e comunque esposta e credevo di averlo fatto per la mia Cgil. Nessuno può ridarmi quello che ho perso, ma nessuno può togliermi la dignità. La Cgil è sempre stata la mia vita, la mia famiglia, ho sempre creduto che il nostro ruolo era difendere i deboli, affermare i diritti in maniera democratica, limpida e onesta. Devo difendermi. Il paradosso? Devo difendermi dalla mia vita, dalla mia famiglia da tutto ciò in cui ho sempre creduto fermamente, ho sempre agito a nome e in virtù del mio senso di appartenenza a questa grande organizzazione, organizzazione che ho sempre difeso, per cui mi sono battuta e per cui ho fatto enormi sacrifici. Avevo appena 18 anni quando sono entrata a far parte di questa grande famiglia, prima in Flm, poi in Cgil. Ho fatto il jolly, adattandomi ad ogni ruolo, ho iniziato con l’ufficio vertenze, nel 1993 inizia il mio percorso amministrativo, prima alla Fiom, poi alla Flai, fino ad arrivare a quasi tutte le strutture. Dal 1997 mi è stata affidata anche la gestione dell’ufficio paghe. Nel 2001 sono diventata ispettore regionale Cgil, sempre con lo stesso inquadramento, fermo ancora al 2006. Anche io come tutti i compagni della Cgil rivendico stipendi arretrati, non ho versato cooperlavoro, non ho versati contributi, e nonostante orari assurdi, ho percepito gli stipendi con acconti e ritardi notevoli. Preciso come tutti i compagni della Cgil, perché nelle categorie non avveniva tutto questo soprattutto in Fp. L’assurdo è che ero io che pagavo gli emolumenti anche a compagni in distacco che avevano assicurato lo stipendio da enti pubblici. Non è bello pagare stipendi a compagni che lavorano dentro la mia organizzazione ed io, come altri compagni dipendenti Cgil, dovevo aspettare giorni, settimane, in alcuni casi saltare addirittura mensilità. Mi chiedo cari compagni cosa avreste fatto o cosa avrebbero detto i compagni se uno prendeva lo stipendio e gli altri no. Il nostro ruolo non è affermare i diritti? Devo difendermi. Ad oggi, non comprendo e non so cosa hanno verificato gli ispettori, so solo che mi è stato impedito di entrare in Cgil e che tutta la documentazione cartacea e informatica, tutta è rimasta in Cgil. Premetto che ho consegnato chiavi di tutti i cassetti, degli armadi e della cassaforte alla presenza dell’ispettore regionale, del Segretario Generale Cgil e del responsabile di organizzazione. Ho sentito che hanno messo  a soqquadro il mio ufficio e con il senno del poi, avrei fatto bene a farmi firmare una ricevuta, invece non è stato fatto nessun verbale di consegna. Ora capisco il perché visto che sostengono (sempre all’esterno) che avrei sottratto documenti. Non ne avevo l’interesse, forse l’interesse era del Segretario della Cgil e dei Segretari di categoria. Mi hanno fatto sapere (sempre dall’esterno che mi denunciano all’autorità giudiziaria) lo farò prima io. Credo che in Cgil si sia perso il lume della ragione. Abbiamo letto sui media che la compagna della Cgil di Ragusa ha denunciato il segretario della Cgil per sfruttamento del lavoro nero, molestie sessuali, mobbing. La mia denuncia sarà più pesante, non ho subito molestie sessuali, ma sicuramente sfruttamento del lavoro nero, mobbing e tante irregolarità amministrative, in aggiunta a sovvenzione di campagne elettorali dal 2001 fino al 2009. Mobbing dal segretario Generale Cgil che mi ha letteralmente perseguitata fin dal giorno della sua elezione. Lo stesso compagno che pur di essere eletto, ha utilizzato le stesse diffamazioni che ha messo in atto contro di me. Questo è il metro di consensi del Segretario Generale Cgil. Tantissime volte, per mancanza di fondi, per poter pagare compagni in nero ho dovuto effettuare versamenti su un conto corrente, prelevando le somme per cassa contanti. Non dovevano figurare assegni in nome di compagni che ufficialmente non dovevano essere pagati. Il Segretario mi accusa di aver portato lavoro a casa, tanti segretari di categoria hanno lavorato con me i sabati, mi ha fatto lavorare di notte, di sabato e domenica. Non sono l’amministratore della Cgil di Messina ma il Segretario non si fida della compagna che cura l’amministrazione. O forse dovrebbe ricordarsi tutti i bilanci presentati nei vari istituti di credito falsi, per ottenere mutui e facoltà di scopertura. Mi hanno talmente denigrata all’esterno, (soprattutto con gli istituti di credito) creando danni enormi. Sono sempre  stata io la referente, i direttori di banca non hanno mai avuto a che fare con i segretari di categoria, pertanto, revocandomi la delega con motivazioni e affermazioni gravissime quali: irregolarità amministrative, documentazioni false,  hanno creato danni enormi alla sottoscritta. Ho dovuto chiudere il mio conto corrente e mio marito sta avendo ripercussioni sulla sua attività e danni all’immagine della Cgil nella sua interezza. Non può accusarmi che mancano i giustificativi di spesa, quando il Segretario è il primo che da tempo non giustifica niente. L’attuale Segretario della Funzione Pubblica è solo il suo prestanome. Ma a questo punto ogni segretario di categoria ha perso la sua autonomia, autonomia che scaturisce da congressi, da statuti, autonomia della quale il Segretario si è sempre dichiarato acerrimo sostenitore, ma che ha palesemente ignorato, eliminato, dichiarandosi paladino della verità, della correttezza e delle regole. Regole sconosciute fino al 23 dicembre, quando si è fatto consegnare 3.000,00 euro dal segretario della Funzione Pubblica in maniera subdola, di nascosto. Ora capisco perché non dovevo sapere niente. Mi si accusa di aver sottratto risorse alla Cgil (sempre dall’esterno), mi spiegate cosa significa sottrarre risorse? Forse significa percepire contributi per 900 euro al mese per 14 mensilità senza giustificativi, con uno stipendio più alto di quanto si percepirebbe lavorando in Cgil? Dove è finita la giustizia che tanto predichiamo, parliamo di regolarità nei congressi, di mozioni alternative, di osservazione di regole, ho letto attentamente il tuo intervento al direttivo nazionale, predichiamo bene ma razzoliamo male. Provo nonostante tutto molto rammarico, perché ho perso 25 anni della mia vita ma non ritengo dover spendere altre risorse se non quelle di tutelarmi. Siamo all’inizio. Neanche immagini quanto sia grande la mia conoscenza sulla mia organizzazione. Nessuno esce vincitore, e nessuno si può permettere di rovinare la mia esistenza. Ho tutelato la Cgil, la Cgil non ha tutelato me. Perché devo averne rispetto? Mi hanno massacrata. Posso avere delle responsabilità tecniche, ma tutti conoscevano i problemi personali e familiari gravi di mia figlia, ma certo non ho responsabilità politiche che attengono al Segretario Generale Cgil ed ai Segretari Generali di Categoria”. Una lettera così come tante altre in nostro possesso, fornitaci dalla signora Alma Bianco, che racconta di una storia così come tante altre che sono sfociate in azioni legali e procedimenti giudiziari. Una lettera che ci aiuta a riflettere al di là della verità giudiziaria che sarà la Legge a stabilire. Abbiamo inteso offrire spazio alla signora Bianco così come faremo con quanti vorranno raccontare le loro storie. Rimane inteso che l’altra parte della storia, la cosiddetta controparte potrà in qualsiasi momento raccontare la “sua” storia. La nostra è una testata giornalistica aperta. Auspichiamo ad ogni buon fine un maggiore rispetto complessivo della persona intesa come tale e non come lavoratore o sottoposto. Auspichiamo che le coscienze civili di ciascuno di noi si risveglino.
Ecco il link originale dell'articolo:  http://www.laprimapagina.it/Messina,%20Alma%20Bianco%20odissea%20sindacale.htm

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