Visualizzazioni totali

martedì 11 gennaio 2011

Comitato Siciliano licenziati dalla CGIL


Il 9 aprile del 2010 il programma televisivo “Le Iene” mandava in onda un filmato in cui una ex lavoratrice della CGIL (INCA) di Cosenza denunciava la sua storia di mobbing, lavoro nero e licenziamento posti in essere proprio dal Sindacato di Di Vittorio.

Nel giro di pochissimi giorni i licenziati dalla CGIL di tutta Italia, hanno cominciato a mettersi in contatto fra loro attraverso vari strumenti (facebook, blog di discussione, mail ecc…). Questa catena spontanea ha messo in luce diverse realtà che coinvolgono molte regioni italiane: Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, Umbria, Trentino….

In occasione del congresso nazionale della CGIL, svoltosi a Rimini il 5 maggio scorso, una delegazione di lavoratori e lavoratrici licenziati dalla CGIL, si è simbolicamente incatenata dinnanzi al Palacongressi di Rimini, per richiamare l’attenzione della stampa, ma anche dei dirigenti nazionali della Confederazione, sui casi di assoluta violazione dei diritti perpetrati nei confronti dei lavoratori da parte di alcuni dirigenti locali dello stesso Sindacato.

In quell’occasione siamo stati ricevuti dal Responsabile Nazionale Organizzazione Enrico Panini che si è impegnato a risolvere ogni singola vicenda.

Non solo. Al congresso - grazie anche alla solidarietà e all’impegno di alcuni compagni della Rete 28 aprile, della Fiom e della FILCAMS CGIL del Trentino - siamo riusciti a portare in sala il testo di un 

Ordine del Giorno, votato dal Congresso all’unanimità:

Congresso CGIL: odg approvato sui precari in CGIL
Ordine del giorno
Congresso Nazionale confederale CGIL


All’apertura dei lavori del XVI Congresso Nazionale della CGIL che ha come slogan la frase “Con la Cgil per difendere il lavoro e liberare i diritti”, alcuni lavoratori in maniera simbolica si sono incatenati davanti ai cancelli del Palacongressi.

Nel corso degli ultimi mesi, anche attraverso servizi e/o articolo su TV e giornali sono emersi casi di denuncia da parte di lavoratori dipendenti CGIL di diverse regioni che lamentavano la violazione da parte del nostro sindacato dei più elementari diritti.

Licenziamenti senza giusta causa, mobbing, non rispetto degli orari di lavoro, finti contratti di lavoro parasubordinato etc. che hanno anche portato, in alcuni casi, ad indagini da parte della magistratura.

Il Congresso ritiene grave che all’interno della nostra organizzazione possano essere presenti casi di lavoratori con rapporto o condizioni di lavoro irregolare o in violazione delle regole della CGIL.

Un sindacato che combatte, come affermato giustamente nella relazione introduttiva dal segretario Generale, la precarietà deve essere estraneo a qualsiasi forma di lavoro irregolare o precario al proprio interno.

Il Congresso dà pertanto mandato agli organismi dirigenti di accertare la realtà della situazione e di risolvere con tempestività le situazioni che risultassero in violazione dei diritti del lavoro o delle regole della CGIL attraverso la loro rimozione garantendo condizioni e stabilità occupazionale per i lavoratori coinvolti.

Si debbono inoltre attivare gli organismi statutari preposti per accertare le responsabilità individuali e per irrogare eventuali sanzioni disciplinari.

Il Congresso impegna tutta la CGIL e le sue strutture nazionali e territoriali a fare in modo che non vi siano episodi di violazione dei diritti del lavoro per i dipendenti dell’organizzazione.”

In realtà, però, poco o nulla è cambiato rispetto a quella data e gli impegni assunti sono rimasti tutti puntualmente disattesi, tanto che la delegazione dei lavoratori licenziati ha ritenuto opportuno tornare nuovamente a protestare il 12 novembre scorso, dinnanzi alla sede nazionale della CGIL. Ancora una volta Enrico Panini ha ricevuto i lavoratori rinnovando l’impegno, da parte della segreteria nazionale, ad attenzionare le singole vicende e a porvi rimedio.
Siamo al 12 gennaio del 2011 e ancora oggi aspettiamo giustizia. Ci teniamo a sottolineare che, prima di dare alla stampa le nostre storie e di rendere pubbliche le nostre vertenze, abbiamo tentato in tutti i modi - (non solo con le azioni di protesta di cui sopra), ma anche attraverso mail, telefonate e, in taluni casi anche tramite incontri personali – di sensibilizzare la segreteria nazionale della CGIL, che, malgrado abbia pubblicamente preso l’impegno di occuparsi dei nostri casi, ad oggi non ha ritenuto di mantener fede a quell’impegno. Il nostro tentativo di mantenere la questione all’interno del Sindacato e di chiedere alla Confederazione di fare chiarezza su tutti i nostri casi, è dovuto al fatto che i lavoratori e le lavoratrici licenziate sono tutti compagni e compagne che nella CGIL  hanno sempre creduto, che alla CGIL erano legati da comunanza di valori e di ideali, e per la CGIL erano orgogliosi di lavorare, quando anche le mansioni svolte erano, in alcuni casi, molto al di sotto dei loro curricula.
Il silenzio e lo stato di totale abbandono nel quale siamo stati lasciati dagli organismi preposti, all’interno della Confederazione, a vigilare sui casi di violazione dello Statuto dei lavoratori e della stessa CGIL, (vedi le nostre lettere anche alle commissioni di garanzia sia nazionale che locale), ci ha costretti a convocare questa conferenza stampa e a iniziare un percorso di denuncia alla magistratura competente.
A differenza degli innumerevoli lavoratori licenziati e mobbizzati dalle aziende, cui naturalmente va’ la nostra più totale solidarietà, il nostro è un caso limite. Chi difende i lavoratori licenziati dal Sindacato? Chi li tutela? A chi possiamo rivolgerci per avere sostegno morale e legale?
Fatta questa doverosa premessa, seguono delle schede con una breve sintesi dei casi siciliani. Deve però essere chiaro che le storture e l’incoerenza di certi dirigenti della CGIL non riguardano solo la nostra regione.

Nessun commento:

Posta un commento