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domenica 23 gennaio 2011

Se La Repubblica decide di tacere. Lettera aperta a Sebastiano Messina

Carissimo Sebastiano Messina,

giorno 12 gennaio u.s. il Comitato Siciliano dei lavoratori licenziati dalla CGIL ha tenuto una conferenza stampa per consegnare un dossier con tutte le nostre vertenze aperte nei confronti della CGIL Sicilia, della CGIL di Messina, della CGIL di Ragusa e della CGIL di Catania.

Si tratta di ricorsi già depositati in cancelleria e sui quali si esprimerà la Magistratura competente. Come mai il vostro giornale, che consideriamo serio e democratico, non ha ritenuto opportuno dedicare alla notizia nemmeno due righe? Non si trattava infatti di accuse verbali e prive di fondamento che potessero, con la loro genericità, colpire l'onorabilità del più grande sindacato italiano, ma di denunce supportate da atti pubblici e ufficiali di cui i ricorrenti si assumono tutta la responsabilità. A tali atti - resi peraltro pubblici dall'Ansa, da LiveSicilia, dal Giornale di Sicilia, dal Corriere del Mezzogiorno e da altre testate del napoletano e di Ragusa e, presto, anche nazionali - la CGIL avrebbe potuto tranquillamente, come ha già fatto, dire la sua e rispondere per difendersi. 

Ci chiediamo dunque, il perché di questo silenzio. La Repubblica è un giornale serio, che tutti noi leggiamo e continueremo a leggere, a prescindere dal fatto che voi abbiate deciso o meno di pubblicare la nostra denuncia. Ma, forse, meritiamo una risposta ad alcune domande che vogliamo porvi. Se a licenziarci fosse stato un altro sindacato (CISL, UGL per fare un esempio) o un'azienda, la nostra conferenza stampa avrebbe meritato due righe sul vostro giornale?

E' triste pensare che un gruppo di lavoratori, di sinistra, debbano aspettare che a pubblicare la loro vicenda siano giornali di destra. E' triste pensare che la nostra denuncia - peraltro supportata anche da tante persone comuni e dalla società civile (come la consigliera comunale Nadia Spallitta, oppure Pietro Ancona ex segretario generale della CGIL Sicilia) debba essere occultata a chi legge le pagine del vostro giornale. Non è un buon servizio per i cittadini, per la politica, e, lasciatecelo dire, per il popolo della sinistra.

Ogni tanto bisogna avere il coraggio di mettersi in discussione, anche quando a sbagliare sono quelli che non dovrebbero cadere in certi errori grossolani. E se è il sindacato a licenziare, quello di Di Vittorio peraltro, è giusto che un giornale racconti i fatti, senza che questo debba implicare una presa di posizione a favore dell'uno o dell'altro, ma semplicemente limitandosi a dare spazio a chi denuncia e a chi replica per difendersi?

Siamo certi che, presi da notizie sicuramente più importanti della nostra vicenda, si tratta di un semplice posticipo dell'informazione e che la vostra risposta fugherà ogni nostro dubbio in merito alla questione, dimostrando che le nostre domande sono del tutto prive di ogni fondamento. 

Cordialmente

Il Comitato Siciliano dei Lavoratori Licenziati dalla CGIL 

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