Visualizzazioni totali

venerdì 14 gennaio 2011

LA RISPOSTA DI DONATO OFFENDE LA DIGNITA' DEI LAVORATORI LICENZIATI


La disperazione di persone senza lavoro  gente senza scrupoli” “fini tutt’altro che nobili” “casi più drammatici di quelli di cui stiamo parlando”. Queste sono alcune delle definizioni che la CGIL, il Sindacato di Di Vittorio, ha dato, nella persona di Ferruccio Donato, responsabile regionale organizzazione, delle vicende, ormai note a tutti, dei licenziati dalla CGIL.
Ora, a parte naturalmente l’atteggiamento tutt’altro che sindacale che emerge da queste parole, proviamo ad analizzare attentamente la situazione reale e la risposta della CGIL, posto che da questa risposta emerge palesemente l’incompatibilità di certe affermazioni col ruolo del sindacalista.
Definire un gruppo di uomini e donne, lavoratori e compagni, che hanno perso il lavoro per essere stati licenziati in CGIL (il sindacato che dovrebbe tutelare il diritto al lavoro e i diritti dei lavoratori) un pugno di disperati è grave perché quella disperazione, che nasce dalla perdita non solo di un diritto, ma anche della dignità complessiva dell’essere umano, va’ non solo rispettata, ma anche ascoltata. Questo è il compito di un sindacato. Sarebbe meglio lasciare alle aziende questo tipo di repliche.
Ci piacerebbe poi capire cosa intende dire Donato quando parla di “casi più drammatici di quelli di cui stiamo parlando”. Davamo per assodato, infatti, che non ci fossero differenze tra i lavoratori. Anni di lotte che hanno fatto la storia della CGIL, così come del Partito Comunista e di quello Socialista, hanno infatti insegnato che una delle prerogative dei padroni, è stata sempre quella di tentare di spaccare il fronte sociale, dividendo i lavoratori, mettendoli gli uni contro gli altri. E il fatto che queste dichiarazioni vengano fatte proprio alla vigilia di un referendum importante come quello di Mirafiori, dove si tende  a puntare sulla disperazione di chi o accetta un ricatto o è fuori dal proprio posto di lavoro, rende questa affermazione ancora più pesante per i lavoratori e imbarazzante per chi la formula.
E parliamo infine di scrupoli e di fini. In tutti i casi denunciati, peraltro non a parole, ma la cui legittimità è supportata dalla stessa azione processuale in corso, ci sono palesi violazioni del regolamento stesso della CGIL, ad esempio per quanto concerne i contratti di collaborazione a progetto, cui fa riferimento Donato. Consiglierei a tal proposito di andare a guardare l’articolo 12 del predetto regolamento, nel quale si afferma esplicitamente che “in nessun caso potranno essere attivati per attività riferibili al normale funzionamento dell’organizzazione e che il progetto dovrà dettagliatamente specificare il risultato cui esso è finalizzato nonché il tempo necessario per raggiungerlo”. Dunque bisognerà spieghera al giudice del lavoro, in prima istanza e alla CGIL poi, come sia possibile che la CGIL faccia un contratto di lavoro a progetto per far svolgere poi attività di segretario/a al proprio dipendente.
Entrare nel dettaglio delle singole vicende è impossibile in tale sede, ma l'esempio suddetto basti, visto che nella risposta della CGIL si parla di regole e leggi. Ci chiediamo dunque: quali regole? Quali leggi? Quelle scritte dal regolamento e, nei casi da noi denunciati non rispettate, oppure quelle non scritte e affidate alla discrezionalità del singolo dirigente o della singola dirigente e che valgono per alcuni e non per tutti?
Se poi, infine, denunciare la violazione di regolamenti e diritti significa essere persone ignobili, senza scrupoli e mosse da acrimonia nei confronti del sindacato, ci sentiamo di respingere questa affermazione che riteniamo grave, in quanto essendo formulata da un sindacato costituisce un pericolosissimo precedente di giudizio nei confronti di tutti quei lavoratori che ogni giorno conducono la loro battaglia di civiltà, per veder riconosciute le loro ragioni e i loro diritti, spesso lasciati soli e attaccati di strumentalizzare le loro lotte dal padrone di turno.
La CGIL pertanto – almeno quella siciliana- smetta di dare risposte da padrone e ritorni ad essere sindacato.

Nessun commento:

Posta un commento